La gioventù che partecipa-Oderzo

19 settembre 2006

Una spiaggia a me, una spiaggia a te.


Mi trovo assolutamente d’accordo con Beppe Grillo: non devono esistere spiagge private e spiagge libere. È un non senso. La spiaggia è spiaggia. Punto. E siccome è una cosa che appartiene a tutti, tutti dovrebbero poterne usufruire liberamente e gratuitamente. È invece cosa accade in Italia? Che la gran parte delle spiagge sono date in concessioni ai privati i quali, tra una cosa e l’altra, ti fanno costare una giornata al mare un occhio della testa. Per tutti gli altri, quelli che non vogliono dissipare il loro patrimonio arricchendo i ricchi, né vogliono alimentare questo paradosso molto italiano delle spiagge private, restano le “discariche”. Sì perché molte volte le spiagge libere sembrano più delle discariche che altro. Beh, dirà qualcuno, è “normale” che sia così perché se le spiagge libere diventano più belle di quelle private in queste ultime non ci va più nessuno; e poi pulire ha dei costi. Ovviamente ciò è vero, ma mi fa pensare che il concetto di normalità a volte è proprio strano! Per carità, uno non pretende una pulizia giornaliera, ma una adeguata cura delle spiagge libere, eseguita con una periodicità conforme alle esigenze concrete dei singoli posto, la si deve esigere. E non è mica una semplice questione di agio e comodità personale. Qui si tratta di sicurezza propria e dei bambini soprattutto. Ma è anche un discorso di bellezza delle nostre spiagge e di cura dell’ambiente.
Ora, come sempre le cose possono cambiare se le persone si fanno sentire. Io vado sempre nelle spiagge libere e due cose che ho notato negli ultimi tempi. La prima è che coloro che vanno nelle spiagge private si lamentano dei prezzi e decidono di spostarsi altrove. La seconda è che le persone che frequentano le spiagge libere aumentano ogni anno. Che non sia il caso di investire qualche risorsa in più nella direzione indicata sopra?

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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