Tractent fabrilia fabri-settima parte
continua dal 2/5/07
Il punto allora diventa ridefinire il “principio di legalità”, nel senso, già anticipato, di affiancare a chi decide le leggi in quanto eletto dai cittadini, coloro che sanno scriverle e sanno indicare proposte, osservazioni e critiche tecnicamente qualificate.
Ciò a mio parere passa attraverso l’istituzione di un nuovo organo costituzionale che possiamo chiamare “consiglio dei giuristi”.
A questo nuovo organo andrebbe assegnata innanzitutto una funzione consultiva. Il suo compito principale, perciò, sarebbe quello di dare pareri tecnici sulle norme. Inoltre, per assicurare il buon funzionamento dell’organo in relazione alle finalità per cui è istituito, tale funzione consultiva dovrebbero essere esercitatile d’ufficio, quindi anche al di fuori di una richiesta espressa del Parlamento.
Il presidente del “consiglio dei giuristi” dovrebbe poi poter parlare in Parlamento per la discussione dei rilievi tecnici emersi durante le sedute del consiglio. Banalmente, cioè, gli si deve dare voce, fermo restando, comunque, che “l’ultima parola” spetta sempre al Parlamento, il quale se non dovesse seguire il parere, si assumerebbe davanti al Paese la responsabilità politica della sua scelta, specie se questa dovesse rivelarsi sbagliata (della serie “tu lo sapevi, perché te l’avevano detto!”)
A completamento, ma non solo, della funzione consultiva andrebbe previsto in capo al “consiglio” un potere di iniziativa legislativa. Quindi il “consiglio” potrebbe proporre le leggi, non approvarle, le quali come sempre andrebbero poi discusse in Parlamento, accompagnate dalla relazione del presidente.
Accanto a ciò dovrebbe assumere anche il ruolo di organo a presidio dei valori costituzionali, svolgendo una sorta di tutela anticipata rispetto a quella ben più forte e definitiva della Corte Costituzionale (che è giudice della civiltà delle leggi). Così, in caso di questioni di legittimità costituzionale rilevate in sede consultiva, sarebbe opportuna una norma che prevede il trasferimento dell’osservazione del consiglio direttamente alla Corte Costituzionale alla quale, poi, dovrebbe essere dato il potere di annullamento d’ufficio delle leggi incostituzionali (si introduce così una terza via oltre a quelle del ricorso in via incidentale e quello in via principale, che per di più boccia la legge sul nascere). La logica è di evitare danni e perdite di tempo quando una legge è fin dall’inizio evidentemente illegittima.
Passando ora alla regolamentazione delle discussioni interne al “consiglio”, è necessaria una premessa logica.
Non esiste un diritto. Esistono vari rami del diritto, ognuno con i suoi specialisti. Perciò non può esserci un solo “consiglio dei giuristi” competente per tutto, ma deve essere istituito un consiglio per ogni grande ramo del diritto. Così, ci sarebbe il consiglio dei giuristi di diritto civile, di diritto penale, di procedura civile, di procedura penale, di diritto costituzionale, di diritto amministrativo, di diritto tributario, di diritto internazionale.
I problemi, però, possono nascere quando una legge tocca vari rami del diritto o è particolarmente complessa. In tal caso va prevista la possibilità di riunione dei vari consigli.
Da chi dovrebbero essere nominati i membri dei vari consigli? Essendo il loro ruolo tecnico non possono che essere scelti dai tecnici. Perciò va previsto un sistema elettivo che prevede la partecipazione al voto dei professori universitari di diritto. E questi voteranno per quel consiglio in relazione al quale hanno competenza. Perciò i professori di diritto civile voteranno per il consiglio di diritto civile, quelli di diritto penale per il consiglio di diritto penale e così via.
Va detto, in ultima, che tutte le norme riguardanti il ruolo e il funzionamento del consiglio dovrebbero essere integrate nella costituzione in modo da dare un peso reale agli organi in questione. Altrimenti c’è il rischio che da un giorno all’altro questi organi vengano spazzati via con una normale legge oridinaria.
Ora, queste sono le mie idee e le mie proposte. Non ho la presunzione che siano giuste, ma spero siano un punto di partenza da cui iniziare a ragionare. In ogni caso una discussione, data l’importanza e anche la gravosità dell’argomento, è assolutamente necessaria.
Perciò quello che posso fare è invitarvi a pensarci sopra e capire se questa strada vi sembra condivisibile, o se va migliorata, o se addirittura sia un’altra la strada da percorrere.
Alessandro Marchetti
continua dal 2/5/07
Il punto allora diventa ridefinire il “principio di legalità”, nel senso, già anticipato, di affiancare a chi decide le leggi in quanto eletto dai cittadini, coloro che sanno scriverle e sanno indicare proposte, osservazioni e critiche tecnicamente qualificate.
Ciò a mio parere passa attraverso l’istituzione di un nuovo organo costituzionale che possiamo chiamare “consiglio dei giuristi”.
A questo nuovo organo andrebbe assegnata innanzitutto una funzione consultiva. Il suo compito principale, perciò, sarebbe quello di dare pareri tecnici sulle norme. Inoltre, per assicurare il buon funzionamento dell’organo in relazione alle finalità per cui è istituito, tale funzione consultiva dovrebbero essere esercitatile d’ufficio, quindi anche al di fuori di una richiesta espressa del Parlamento.
Il presidente del “consiglio dei giuristi” dovrebbe poi poter parlare in Parlamento per la discussione dei rilievi tecnici emersi durante le sedute del consiglio. Banalmente, cioè, gli si deve dare voce, fermo restando, comunque, che “l’ultima parola” spetta sempre al Parlamento, il quale se non dovesse seguire il parere, si assumerebbe davanti al Paese la responsabilità politica della sua scelta, specie se questa dovesse rivelarsi sbagliata (della serie “tu lo sapevi, perché te l’avevano detto!”)
A completamento, ma non solo, della funzione consultiva andrebbe previsto in capo al “consiglio” un potere di iniziativa legislativa. Quindi il “consiglio” potrebbe proporre le leggi, non approvarle, le quali come sempre andrebbero poi discusse in Parlamento, accompagnate dalla relazione del presidente.
Accanto a ciò dovrebbe assumere anche il ruolo di organo a presidio dei valori costituzionali, svolgendo una sorta di tutela anticipata rispetto a quella ben più forte e definitiva della Corte Costituzionale (che è giudice della civiltà delle leggi). Così, in caso di questioni di legittimità costituzionale rilevate in sede consultiva, sarebbe opportuna una norma che prevede il trasferimento dell’osservazione del consiglio direttamente alla Corte Costituzionale alla quale, poi, dovrebbe essere dato il potere di annullamento d’ufficio delle leggi incostituzionali (si introduce così una terza via oltre a quelle del ricorso in via incidentale e quello in via principale, che per di più boccia la legge sul nascere). La logica è di evitare danni e perdite di tempo quando una legge è fin dall’inizio evidentemente illegittima.
Passando ora alla regolamentazione delle discussioni interne al “consiglio”, è necessaria una premessa logica.
Non esiste un diritto. Esistono vari rami del diritto, ognuno con i suoi specialisti. Perciò non può esserci un solo “consiglio dei giuristi” competente per tutto, ma deve essere istituito un consiglio per ogni grande ramo del diritto. Così, ci sarebbe il consiglio dei giuristi di diritto civile, di diritto penale, di procedura civile, di procedura penale, di diritto costituzionale, di diritto amministrativo, di diritto tributario, di diritto internazionale.
I problemi, però, possono nascere quando una legge tocca vari rami del diritto o è particolarmente complessa. In tal caso va prevista la possibilità di riunione dei vari consigli.
Da chi dovrebbero essere nominati i membri dei vari consigli? Essendo il loro ruolo tecnico non possono che essere scelti dai tecnici. Perciò va previsto un sistema elettivo che prevede la partecipazione al voto dei professori universitari di diritto. E questi voteranno per quel consiglio in relazione al quale hanno competenza. Perciò i professori di diritto civile voteranno per il consiglio di diritto civile, quelli di diritto penale per il consiglio di diritto penale e così via.
Va detto, in ultima, che tutte le norme riguardanti il ruolo e il funzionamento del consiglio dovrebbero essere integrate nella costituzione in modo da dare un peso reale agli organi in questione. Altrimenti c’è il rischio che da un giorno all’altro questi organi vengano spazzati via con una normale legge oridinaria.
Ora, queste sono le mie idee e le mie proposte. Non ho la presunzione che siano giuste, ma spero siano un punto di partenza da cui iniziare a ragionare. In ogni caso una discussione, data l’importanza e anche la gravosità dell’argomento, è assolutamente necessaria.
Perciò quello che posso fare è invitarvi a pensarci sopra e capire se questa strada vi sembra condivisibile, o se va migliorata, o se addirittura sia un’altra la strada da percorrere.
Alessandro Marchetti
Etichette: Politica nazionale