La gioventù che partecipa-Oderzo

21 novembre 2008

Onestà e libertà


Ho sempre creduto che una delle cose più importanti in una persona sia la sua onestà intellettuale. Nessuno dice che un’idea deve essere giusta e un’altra idea deve essere sbagliata. Se così fosse ci troveremo di fronte ad una dittatura. Ma per fortuna oggi non è così.
Viviamo, dopo terribili esperienze passate, in un Paese che fa della democrazia e della libertà di manifestazione del pensiero dei valori imprescindibili.
E tali valori a questo servono: a dare la possibilità del dialogo, del confronto, della crescita; a guardare le cose da tanti punti di vista diversi, considerandone i pregi e i difetti; a criticare ciò che non funziona e a proporre nuove soluzioni.
Come ho già avuto occasione di dire, “in un paese la democrazia si vede dalla presenza di voci discordanti e opposte, e la sua civiltà nasce dalla dialettica e dal confronto”.
La libertà, quindi, si pone come valore che innesca un circolo virtuoso che ci permette di crescere e progredire.
Ma tutto questo può avvenire se della libertà si fa un buon uso, se si sfruttano appieno le sue potenzialità e la sua bellezza.
La qual cosa non si traduce assolutamente, conviene ripeterlo, nel doversi conformare necessariamente a questo o quel pensiero, che è ciò che avviene in un clima di intolleranza e dittatura.
Il punto della questione è che la libertà la si può usare in tanti modi e, paradossalmente, la si può usare anche per “non essere liberi”, che equivale a non usarla affatto.
Una qualsiasi questione può essere, infatti, affrontata con serietà, riflettendoci sopra, ragionando guidati dalla logica, considerando i valori, le tradizioni e le esigenze di una comunità.
Oppure si può decidere di non ragionare, di seguire acriticamente l’ordine di idee impartito da una persona o da un interesse personale, e di obbedire da buoni soldatini.
Se si agisce in questo secondo modo, la democrazia diventa allora una parola svuotata del suo significato e viene persa irrimediabilmente una occasione di crescita, con il rischio di instaurare un circolo tutt’altro che virtuoso, bensì pericolosamente vizioso.
Senza onestà intellettuale si diventa schiavi di qualcuno o qualcosa. Senza onestà intellettuale non si è liberi.
È poi certo che, anche se si ragiona secondo logica, seguendo sincere convinzioni, si può comunque giungere malauguratamente ad un risultato sbagliato.
Ma è anche qui che si vede la grandezza e l’onestà intellettuale di una persona, la quale sa riconoscere i suoi sbagli e si impegna per rimediarvi.
Perchè errare è umano, perseverare o, peggio ancora, sapere di sbagliare fin dall’inizio, è diabolico.
L’esperienza dei tempi passati, nonché quella nostra di tutti i giorni, ci insegna, inoltre, che ricercare la verità non è una cosa facile, ma richiede molti sacrifici, spirito di abnegazione e pazienza.
Senza dimenticare che qualsiasi cosa ognuno di noi faccia, anche nel migliore dei modi e con le migliori intenzioni, si creerà sempre dei nemici.
È tristemente vero quanto si disse:”veritas odium parit”(la verità attira l’odio).
Voglio, in conclusione, riportarvi le parole di uno degli “spiriti liberi” più grandi e immeritatamente meno ricordati, del nostro Paese; un giornalista e scrittore che ammiro e che avrebbe potuto dire sempre e con fierezza “amicus Plato, magis amica veritas”(Platone è mio amico, ma mi è più amica la verità), Giovannino Guareschi:
“[…]molta gente, e per molto tempo, ci classificava tra i qualunquisti. Noi non apparteniamo a nessun ismo. Abbiamo un’idea, sì, ma non finisce in ismo. La cosa è molto semplice: per noi esistono al mondo due idee in lotta, l’idea cristiana e l’idea anticristiana. Noi siamo per l’idea cristiana e siamo perciò con tutti coloro che la perseguono e soltanto fino a quando la perseguono.[…]Siamo contro ogni forma di violenza[…]La nostra strada è dritta e su di essa camminiamo tranquilli. Alla fine, magari, ci troveremo con sei lettori in tutto.”(Giovannino Guareschi, Candido del 7 dicembre 1947)

Alessandro Marchetti

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