La gioventù che partecipa-Oderzo

17 maggio 2011

A voi la scelta


Oggi mi sento un po’ filosofo e voglio proporvi una riflessione che è insieme uno spunto per pensare ai comportamenti nostri e delle persone con cui ogni giorno abbiamo a che fare.
Niente di nuovo sotto il sole e niente che non sia già stato trattato in maniera migliore e più approfondita, ma ne voglio parlare lo stesso.
Cominciamo: ognuno di noi poi decidere di agire razionalmente o irrazionalmente.
Voglio pensare che la maggior parte delle scelte siano compiute usando la testa il che ci porta a (almeno) tre modi di agire razionalmente, tre metodi.
Questi tre metodi sono: 1-la logica, 2-la dialettica, 3-la sofistica.
Se seguiamo la strada della logica, il nostro obiettivo, la nostra “meta” è la verità. Qui, ci interessano i discorsi scientifici, valutiamo le cose sotto il profilo della loro razionalità. È il lume della ragione che ci indica la via da percorrere. Ciò che catalizza il nostro pensiero è la voglia di capire e di sapere per poi, il più delle volte, comunicare quanto si è appreso e concluso.
Se, invece, abbracciamo la dialettica, ci interessa semplicemente avere ragione a prescindere che la si abbia o meno. La possiamo avere questa ragione, e allora le cose dovrebbe essere per noi più facili; ma possiamo anche avere torto e la cosa non ci deve toccare minimamente. Qui non serviamo più la verità, se non eventualmente. Di base c’è un ordine a cui obbedire: “io devo avere ragione o far avere ragione a qualcun altro. Punto”. Lo stimolo a tenere questa condotta sta nel piccolo o grande vantaggio che a me ne deriva e /o nel fatto che ho una persona (capo o cliente) da servire. È tutta una questione molto personale, gli ideali non c’entrano nulla. E se sembro un idealista perché difendo una giusta causa, si tratta appunto di apparenza. La verità è che il mio interesse ad avere ragione ad ogni costo occasionalmente coincide con la difesa o il sostenimento di un ideale.
Infine, se seguiamo il terzo metodo, la sofistica, allora ci poniamo contro la verità. La logica mi dice “a”, io dico “b”; mi dice 2, io dico -1/2. Sposo la falsità e la mia intenzione è quella di distruggere per distruggere, banalmente.
Detto ciò, qual è l’animo che mi permette di intraprendere una piuttosto che l’altra “strada-metodo”?
Nella logica è l’onestà intellettuale. Gli idealisti percorrono questa via. Si tratta di una ricerca infinita perché infinito è il sapere. Queste persone sanno che di imparare non si finisce mai, che si può sempre migliorare, che si può sbagliare (lo spettro dell’errore è costantemente in agguato), che di studiare c’è sempre bisogno, che i dubbi fanno bene e che ci si deve mettere in dubbio.
Nella dialettica, invece, quello che devo fare è obbedire al cliente o al padrone. Il giusto e lo sbagliato sono concetti secondari, non mi interessano; mi interessa avere ragione (meglio: dare l’impressione di avere ragione). È una fredda questione di lavoro, di ruoli e di efficienza.
Nella sofistica, dato che è il contrario della logica, a trionfare è la disonestà intellettuale.
Detto questo, si capisce che a monte di qualsiasi risultato sta un metodo.
Quando si ragiona, non esistono bandiere, slogan e trovate simili. Queste cose meglio lasciarle al tifo sportivo.
Se si ragiona, si deve sposare innanzitutto un metodo che vuol dire servire qualcosa.
Nella logica questo qualcosa è la verità, nella dialettica il cliente e i propri interessi, nella sofistica la menzogna.
A voi la scelta.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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