La gioventù che partecipa-Oderzo

14 dicembre 2006

Cacciamo la caccia!


Come qualcuno ha detto, sarò anch’io favorevole alla caccia quando pure le lepri e i fagiani saranno armati di fucile. Almeno a quel punto lo scontro sarebbe alla pari, con un minimo di fair play.
Con sincerità non riesco a capire come uccidere degli animali possa diventare una passione, un hobby, un passatempo o addirittura un divertimento. Davvero non lo capisco.
Molto molto tempo fa cacciare era una necessità: se non cacciavi la tua famiglia non mangiava.
Erano altri tempi! Decisamente altri tempi. Ma al giorno d’oggi si può ancora dire che la caccia è una necessità? No, non è assolutamente possibile! Si va dal macellaio e si può acquistare tutta la carne che si vuole. Anzi, il problema adesso è l’opposto, cioè quello dell’allevamento intensivo degli animali che prima di subire una triste sorte, sono anche costretti a vivere in cattività.
Qualcuno allora si nasconde dietro al fatto che vengono cacciate specie “pericolose” in quanto provocano danni alle coltivazioni, agli edifici e addirittura alle persone. E può anche essere vero che certi animali (cinghiali, volpi), se particolarmente numerosi, talune volte possono creare dei danni economici. Ma allora la soluzione è ucciderli? Secondo me no! E per il semplice fatto che 1- qualche parco naturale pronto ad accogliere questi animali lo si trova sempre (come è successo questa estate per i cerbiatti del Piemonte) e quindi basta catturarli, non ammazzarli; 2- se si vuole attuare un controllo demografico di talune specie basta impedire, tramite appositi mangimi che vanno sparsi nei boschi, che si riproducano.
Se poi dovesse verificarsi una situazione totalmente eccezionale da mettere in serio pericolo le persone e la loro salute (penso a invasioni di animali estremamente pericolosi o portatori di gravi malattie capaci di dar luogo a epidemie) allora, e solo allora, si potrebbe pensare alla loro eliminazione. Ma sarebbe un rimedio, lo ripeto, eccezionale, una sorta di ultima ratio adottata per salvaguardare la salute delle persone, e che comunque dovrebbe essere attuata dalla Guardia Forestale, non da privati.
Vi è poi un cosa di cui non si parla molto che è l’impatto dei pallini di piombo sull’ambiente e sugli animali. Mi spiego. Quando un cacciatore spara, una parte dei pallini, che sono fatti di lega di piombo, colpisce il povero animale mentre l’altra va un po’ ovunque. Quelli sull’animale o vengono tolti o finiscono tra i denti facendo notoriamente saltare le otturazioni dentistiche e o li si ingerisce (e si sa che un piombo al giorno toglie il medico di torno… nel senso che si muore e buonanotte a tutti!).
Il piombo che invece finisce un po’ ovunque resta lì, ad aspettare. E intanto, nell’attesa che un altro cacciatore gli porti nuovi piombini amici, inquina. C’è uno studio interessantissimo in cui fanno notare come un laghetto, meta abituale di cacciatori, si stia piano piano riempiendo di… piombo. E dopotutto è ovvio: spara oggi, spara domani il laghetto si riempie di pallini.
E nello stesso studio fanno vedere come le povere anatre comincino ad intossicarsi e ammalarsi. E così nasce una nuova specialità: l’anatra al piombo, piatto notoriamente prelibato di una squisitezza indescrivibile.
Ma se è vero che alla natura ci tengo molto, mi perdonerete se a me stesso ci tengo anche di più. Come ho già detto, possiedo un bosco di 3000 alberi che si estendono in circa 1 ettaro e mezzo, in cui si rifugiano molti animali e che non a caso è un’area protetta. Ovviamente ai cacciatori non importa molto e così mi è capitato e mi capita ancora spesso di trovarli a girare con cane sciolto e fucile alla mano nel mio bosco. Ora, quello che mi da fastidio non è solo che non rispettino la restrizione di caccia nel mio terreno, ma che non possa sentirmi sicuro a casa mia! Che non possa fare un giro tra i miei alberi senza la paura di trovarmi impallinato! È inconcepibile ca..o! E considerate che ogni stagione venatoria muoiono mediamente 60 persone e ne vengono ferite circa 90! Che vuol dire circa un morto ogni tre giorni di caccia e un ferito ogni due. Detto questo, c’è davvero da chiedersi se siamo disposti a pagare questo prezzo; se siamo ancora disposti a tollerare una simile situazione.


Io partecipo
Alessandro Marchetti

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