La gioventù che partecipa-Oderzo

18 maggio 2007

http://mottaviva.blogspot.com/


Non smetterò mai di dirlo e con le parole dell’indimenticabile Giorgio Gaber: “La libertà non è star sopra un albero,
 non è neanche avere un’opinione.
 La libertà non è uno spazio libero.
 Libertà è partecipazione”.
Voglio perciò segnalarvi questa iniziativa inaugurata dall’apertura del blog
http://mottaviva.blogspot.com/ di cui è promotore Francesco Benedet, validissimo giovane mottense di cui sono amico da anni.
Il suo blog è nato da poco ma ha già fatto parlare di sé (vedi “Il Gazzettino” e “L’Azione”) e non ha mancato di suscitare alcune reazione e critiche.
L’obiettivo è quello di parlare di Motta di Livenza, dei suoi problemi e delle cose da migliorare, senza ovviamente rinunciare a riflessioni circa la politica nazionale, l’ambiente e la società.
Credo che l’entusiasmo e i motivi che guideranno questo nuovo blog siano ben presenti nell’articolo che Benedet ha voluto regalarci.

Nascita del consiglio comunale a Motta

Ormai manca un anno alla rielezione del nuovo consiglio comunale di Motta di Livenza. Storicamente, è interessante come ha avuto origine. Esso è stato istituito molto tempo prima dell’Unità d’Italia. Alcune notizie ce le riporta l’immancabile Lepido Rocco, uomo di cultura mottense vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e ventesimo secolo:
“Prima del 1451 pare che Motta non avesse Consiglio né Leggi proprie. Perciò in quest’anno, considerando « non esservi cosa giusta ed onesta qualora non venga amministrata con determinato ordine e speciale moderazione; e che le città non possono stare unite, né essere tenute a dovere nei loro negozi (affari, n.d.r.), se non vi si mettono a capo dei duci e degli amministratori, dall’ingegno ed operosità dei quali gli altri imparino a ben vivere; e se non siamo tenuti dei Consigli, affinché, col proporre e disputare, le cose siano ben condotte ed i tributi del popolo e dei principi vengano sapientemente regolati »; la totalità dei cittadini di Motta « vedendo di aver vissuto lunghissimo tempo senza consiglio e senza legge, con gravissimo dei propri negozi; e volendo provvedere a’ futuri errori e così stabilire giustizia per sè e per i popoli, onde non essere biasimati dai propri discendenti ... » col permesso del Podestà, risolse di creare un Consiglio.” (da Lepido Rocco, Motta di Livenza e suoi dintorni, Arnaldo Forni Editore; le citazioni interne sono del documento originale tradotto dal latino dallo stesso Rocco)
Si capisce dunque che la città era invivibile senza tali leggi comunali. Inoltre si dice che gli amministratori devono essere di intelligenza e operosità superiore, dai quali i cittadini devono prendere esempio.
Altro punto da evidenziare è il “disputare”, la discussione civile basata su tesi e argomentazioni: guardandoci attorno, in tv ma non solo, pare sempre più difficile trovare un dialogo di questo tipo.
Da un documento così antico, che può sembrare retorico e fatto solo in funzione della richiesta al Podestà di allora di istituire il Consiglio, si possono delineare alcuni principi ispiratori. Che, penso, potrebbero essere ancora oggi validi.



Francesco Benedet

Etichette: ,


 

Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.