La gioventù che partecipa-Oderzo

25 novembre 2007

Tattiche da “soldatini”


Oggi vi parlo della tattica del “zittituttialmassimoparloioecomunquetuttovabene”.
A costo di sembrarvi un anziano saggio, vi dico comunque come funziona questa tattica.
Perché?
Perché è sotto gli occhi di tutti e a volte non ci si riflette sopra abbastanza.
Allora le regole del gioco, con buona approssimazione, sono queste tre:

1- si parla meno che si può. Meglio se non si parla affatto. Gli unici momenti in cui non è che “si può” ma proprio “si deve” aprire la bocca sono quelli in cui si fanno le feste. Per il resto zitti;
2- se proprio qualcuno deve parlare, allora lo fa una persona e sempre la stessa. Gli altri ascoltano e studiano il copione. Se interpellati lo ripetono, fermo restando che se stanno zitti è sempre meglio;
3- i problemi non esistono. Se ne spuntano fuori per un malaugurato caso, allora o non sono tali o comunque sono sotto controllo. È tutto ok.

La tranquillità rilassa, dà sicurezza. Fa bene a tutti perché è quello che tutti vogliono.
Ma la realtà spesso è brutta. E le cose sono, purtroppo, meno semplici e banali di quello che vorremmo o vorrebbero farci credere.
E per conoscerla bisogna incazzarsi, altro che “zitti tutti”!
Per fare dei passi in avanti bisogna rompere le balle, far parlare coloro che gestiscono la cosa pubblica, intervistarli, raccogliere dichiarazioni da pubblicare, vedere cosa fanno, che decisioni prendono, come le prendono.
L’interesse pubblico non è fatto di sorrisi a trecentosessanta gradi, né di bonarie pacche sulle spalle e nemmeno di medagliette da dispensare a destra e a manca a mo’ di panem et circenses.
Ora, questa tecnica di cui vi parlo è in preoccupante espansione.
Viene adottata soprattutto nei comuni piccoli, ma è in uso anche in quelli più grandi.
Ci si deve opporre a questo modo di fare e l’importante è non farsi scoraggiare.
Proprio in questo quelli che adottano tale tecnica sono dei maghi. E la cosa che riesce loro meglio. Fanno solo quello o quasi.
Se si perde è finita, te l’hanno messa in quel posto.
Ma ognuno di noi non vuole che questo succeda.
Sono guerre che vanno combattute con tanta partecipazione, con la giusta dose di umiltà, ma anche la necessaria dose di convinzione.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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