Riblogghiamoci
Prevedo tempi bui per la nostra povera Italia.
Ho appreso con sbigottimento della proposta di legge Levi-Prodi sull’editoria e internet. L’ho anche scaricata per avere contatto diretto con il testo… eh sì, prevedo tempi molto bui.
E non sono affatto contento né tranquillo.
Ora, la legge in linea astratta non vieta la presenza di blog e siti web.
Di fatto, però, tramite bolli da pagare, farraginosi iter da seguire per produrre certificazioni, richiedendo la presenza di una casa editrice e di un giornalista iscritto all’albo, rinviando a futuri regolamenti e quindi papiri di regole sopra regole, limita moltissimo la libertà di esprimersi tramite questi mezzi.
Faccio un esempio banale. Visto che sono cose entrambe buone e giuste, paragoniamo il diritto di informazione al gelato.
Il gelato è buono, appunto, e tutti hanno il diritto di andarselo a prendere. Ci mancherebbe altro.
Ora, più la gelateria è vicina a casa, più gelato si mangerà.
E così, più favorisco l’informazione, la discussione e il dialogo, in un clima di serenità e reciproco rispetto, più ognuno crescerà cosciente di esistere, consapevole dei problemi che lo circondano e magari sarà anche in grado di proporre soluzioni e nuove idee.
Ma se, riprendendo l’esempio, tra casa e gelateria dovessi piazzarci ostacoli, filo spinato, campi minati e ticket da pagare, il gelato non lo mangia più nessuno, o comunque in molto pochi.
Il che, uscendo nuovamente dalla metafora, vuol dire che il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero verrebbe esercitato sempre meno, verrebbe lasciato lì a riposare, piano piano dimenticato.
Ma a quel punto il baratro dell’indifferenza o, peggio, dell’ignoranza sarebbe il passo logicamente successivo. E non è così che un paese, una società può pensare di crescere. Non è così che si raggiunge il progresso. La strada verso di esso è, ed è sempre stata, un’altra.
Inoltre, vale la pena precisare che, secondo il disegno di legge, poco importa che si voglia fare vera e propria informazione o semplice intrattenimento. La legge colpisce chiunque.
In ogni caso, e comunque la si pensi, le cose stanno così: c’è questo disegno di legge che prossimamente verrà sottoposto al vaglio delle camere.
E per ora chi lo ha approvato? Il governo essendo una proposta di iniziativa governativa.
E chi all’interno del governo? A quanto pare, tutti: nessuno si è dissociato.
Allora, almeno al giorno d’oggi, enuncia una regola d’esperienza piuttosto valida Travaglio quando dice che delle decisioni prese all’unanimità c’è sempre da preoccuparsi.
Ma non posso comunque non chiedermi come sia successo. Non posso non chiedermi dove sia Di Pietro, per esempio, che un blog, e bello frequentato, pure ce lo ha (forse la domanda più corretta sarebbe se l’ha letta questa proposta di legge).
Il punto, comunque, resta sempre lo stesso: sinceramente mi aspettavo molto da questo nuovo governo e invece ogni giorno mi trovo ad essere più deluso.
Meglio: non è che mi aspettassi esattamente “molto”, ma un cambiamento, per quanto piccolo, sì. Mi aspettavo una virata, magari non eclatante, ma pure sempre “virata” rispetto agli anni passati. E invece niente.
Prima l’indulto, poi la scarsa chiarezza fiscale, quindi la legge elettorale invariata, i parlamentari condannati in via definitiva ancora in Parlamento, gli attacchi alla magistratura, l’inesistenza di una legge sul conflitto di interesse e, ciliegina sulla torta, questa grande “pensata” sull’editoria.
Il che mi porta a confidare nell’opposizione a tutti i costi di Berlusconi e alleati, la qual cosa, però, non è, a mio modo di vedere, il massimo della vita.
E se la legge dovesse passare, cosa succederà?
Molti chiuderanno, altri si conformeranno alla legge, altri ancora terranno aperto il loro sito o blog senza adeguarsi in aperta polemica con la legge.
Di questi ultimi, alcuni magari accetteranno di subire le sanzioni, e questo lo faranno come critica alle nuove disposizioni. Gli altri, forse la maggior parte, chiederanno, una volta messo in moto il processo, l’intervento della Corte costituzionale.
La Corte costituzionale, vale la pena ripeterlo, è il giudice della civiltà delle leggi, presidia i valori elementari e supremi contenuti nella nostra Carta Fondamentale, cioè nella Costituzione.
Chiamata in causa, allora, la Corte dovrà esprimersi ed è molto probabile (ma nessuno potrà dirlo con certezza) che boccerà la legge per violazione dell’articolo 21 della Costituzione, essendo le disposizioni in esame fortemente limitative della libertà di manifestazione del pensiero, come abbiamo visto e detto da più parti.
Così si tornerà, forse, al punto di partenza.
Ma le cose non saranno esattamente come erano prima.
Il V-day ha messo in evidenza un grande e diffuso malcontento dei cittadini verso l’attuale politica italiana. E molti giornalisti hanno denunciato la presenza di una vera e propria “casta”.
La possibile entrata in vigore di una simile legge, però, dovrà far tremare questa “casta” più di sempre, perché quando il popolo, offeso e bistrattato da chi lo dovrebbe rappresentare, decide di farsi sentire, poi è difficile da riappacificare.
Sarò ben felice di essermi sbagliato, ma, come dicevo all’inizio, prevedo tempi bui.
E non sono né contento né tranquillo.
Io (finché potrò) partecipo
Alessandro Marchetti
Aggiornamento: in effetti Di Pietro non aveva letto il disegno di legge. Non lo hanno nemmeno discusso in Consiglio dei ministri e lo hanno fatto passare come provvedimento di “normale routine”.
Perlomeno il ministro si è preso la responsabilità di non averlo intercettato, dichiarando, inoltre, che lo avverserà in tutti i modi.
Prevedo tempi bui per la nostra povera Italia.
Ho appreso con sbigottimento della proposta di legge Levi-Prodi sull’editoria e internet. L’ho anche scaricata per avere contatto diretto con il testo… eh sì, prevedo tempi molto bui.
E non sono affatto contento né tranquillo.
Ora, la legge in linea astratta non vieta la presenza di blog e siti web.
Di fatto, però, tramite bolli da pagare, farraginosi iter da seguire per produrre certificazioni, richiedendo la presenza di una casa editrice e di un giornalista iscritto all’albo, rinviando a futuri regolamenti e quindi papiri di regole sopra regole, limita moltissimo la libertà di esprimersi tramite questi mezzi.
Faccio un esempio banale. Visto che sono cose entrambe buone e giuste, paragoniamo il diritto di informazione al gelato.
Il gelato è buono, appunto, e tutti hanno il diritto di andarselo a prendere. Ci mancherebbe altro.
Ora, più la gelateria è vicina a casa, più gelato si mangerà.
E così, più favorisco l’informazione, la discussione e il dialogo, in un clima di serenità e reciproco rispetto, più ognuno crescerà cosciente di esistere, consapevole dei problemi che lo circondano e magari sarà anche in grado di proporre soluzioni e nuove idee.
Ma se, riprendendo l’esempio, tra casa e gelateria dovessi piazzarci ostacoli, filo spinato, campi minati e ticket da pagare, il gelato non lo mangia più nessuno, o comunque in molto pochi.
Il che, uscendo nuovamente dalla metafora, vuol dire che il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero verrebbe esercitato sempre meno, verrebbe lasciato lì a riposare, piano piano dimenticato.
Ma a quel punto il baratro dell’indifferenza o, peggio, dell’ignoranza sarebbe il passo logicamente successivo. E non è così che un paese, una società può pensare di crescere. Non è così che si raggiunge il progresso. La strada verso di esso è, ed è sempre stata, un’altra.
Inoltre, vale la pena precisare che, secondo il disegno di legge, poco importa che si voglia fare vera e propria informazione o semplice intrattenimento. La legge colpisce chiunque.
In ogni caso, e comunque la si pensi, le cose stanno così: c’è questo disegno di legge che prossimamente verrà sottoposto al vaglio delle camere.
E per ora chi lo ha approvato? Il governo essendo una proposta di iniziativa governativa.
E chi all’interno del governo? A quanto pare, tutti: nessuno si è dissociato.
Allora, almeno al giorno d’oggi, enuncia una regola d’esperienza piuttosto valida Travaglio quando dice che delle decisioni prese all’unanimità c’è sempre da preoccuparsi.
Ma non posso comunque non chiedermi come sia successo. Non posso non chiedermi dove sia Di Pietro, per esempio, che un blog, e bello frequentato, pure ce lo ha (forse la domanda più corretta sarebbe se l’ha letta questa proposta di legge).
Il punto, comunque, resta sempre lo stesso: sinceramente mi aspettavo molto da questo nuovo governo e invece ogni giorno mi trovo ad essere più deluso.
Meglio: non è che mi aspettassi esattamente “molto”, ma un cambiamento, per quanto piccolo, sì. Mi aspettavo una virata, magari non eclatante, ma pure sempre “virata” rispetto agli anni passati. E invece niente.
Prima l’indulto, poi la scarsa chiarezza fiscale, quindi la legge elettorale invariata, i parlamentari condannati in via definitiva ancora in Parlamento, gli attacchi alla magistratura, l’inesistenza di una legge sul conflitto di interesse e, ciliegina sulla torta, questa grande “pensata” sull’editoria.
Il che mi porta a confidare nell’opposizione a tutti i costi di Berlusconi e alleati, la qual cosa, però, non è, a mio modo di vedere, il massimo della vita.
E se la legge dovesse passare, cosa succederà?
Molti chiuderanno, altri si conformeranno alla legge, altri ancora terranno aperto il loro sito o blog senza adeguarsi in aperta polemica con la legge.
Di questi ultimi, alcuni magari accetteranno di subire le sanzioni, e questo lo faranno come critica alle nuove disposizioni. Gli altri, forse la maggior parte, chiederanno, una volta messo in moto il processo, l’intervento della Corte costituzionale.
La Corte costituzionale, vale la pena ripeterlo, è il giudice della civiltà delle leggi, presidia i valori elementari e supremi contenuti nella nostra Carta Fondamentale, cioè nella Costituzione.
Chiamata in causa, allora, la Corte dovrà esprimersi ed è molto probabile (ma nessuno potrà dirlo con certezza) che boccerà la legge per violazione dell’articolo 21 della Costituzione, essendo le disposizioni in esame fortemente limitative della libertà di manifestazione del pensiero, come abbiamo visto e detto da più parti.
Così si tornerà, forse, al punto di partenza.
Ma le cose non saranno esattamente come erano prima.
Il V-day ha messo in evidenza un grande e diffuso malcontento dei cittadini verso l’attuale politica italiana. E molti giornalisti hanno denunciato la presenza di una vera e propria “casta”.
La possibile entrata in vigore di una simile legge, però, dovrà far tremare questa “casta” più di sempre, perché quando il popolo, offeso e bistrattato da chi lo dovrebbe rappresentare, decide di farsi sentire, poi è difficile da riappacificare.
Sarò ben felice di essermi sbagliato, ma, come dicevo all’inizio, prevedo tempi bui.
E non sono né contento né tranquillo.
Io (finché potrò) partecipo
Alessandro Marchetti
Aggiornamento: in effetti Di Pietro non aveva letto il disegno di legge. Non lo hanno nemmeno discusso in Consiglio dei ministri e lo hanno fatto passare come provvedimento di “normale routine”.
Perlomeno il ministro si è preso la responsabilità di non averlo intercettato, dichiarando, inoltre, che lo avverserà in tutti i modi.
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