La gioventù che partecipa-Oderzo

09 marzo 2007

Le api nelle Sacre Scritture dell’Antico Testamento


Pubblico oggi un articolo riguardante alcuni profili storico-culturali legati al “mondo delle api”, scritto dal Prof. Claudio Graziola, uno degli eroi moderni di cui parlavo qualche tempo fa, che ce lo ha gentilmente concesso.


“Oltre come simbolo utilizzata dagli Egiziani e dai Francesi, l’ape fu ugualmente associata alla spiritualità e alla religione. Il carattere benefico dell’insetto, la sua saggezza e le virtù dei suoi prodotti sono stati varie volte scelti per illustrare le qualità umane e spirituali. Nella religione cristiana esse rappresentano anche la purezza e la castità, questa ultima perché allora si credeva che le api fossero vergini. Le ritroviamo nei libri sacri come la Bibbia.
Chi legge le Sacre Scritture può cogliere nei vari libri alcuni riferimenti fatti all’ape e agli sciami, ai favi, al miele e alla cera. Oltre alle api, degli insetti vengono menzionati le devastanti cavallette, le fastidiose mosche e zanzare, le vespe moleste e le previdenti formiche.
L’uso di riferimenti agli animali conosciuti a quei tempi era motivato da intenzioni teologiche, come per esempio “Il Signore è il mio pastore: noi siamo il suo gregge…”, oppure da preoccupazioni morali, come per esempio “L’ape è piccola fra gli insetti alati, ma il suo prodotto ha il primato fra i dolci sapori” (Sir 11,3) ovvero che per primeggiare nella dolcezza non è necessario essere primi anche nelle dimensioni o nella forza.
Va inoltre ricordato che lo scrittore biblico si rivolgeva ad una popolazione con esperienza agro-pastorale che praticava una primitiva agricoltura e il nomadismo.
Le api vengono menzionate contrapponendole ai nemici di Davide: “Allora gli Amorrei, che abitano quella montagna, uscirono contro di voi, vi inseguirono come fanno le api e vi batterono in Seir fino a Corma” (Deut 1,44), “Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, ma nel nome del Signore li ho sconfitti” (Sal 118,12).
Il miele è richiamato nell’Antico Testamento più di 50 volte: “… (Sansone)…uscì dalla strada per vedere la carcassa del leone: ecco nel corpo del leone c’era uno sciame d’api e il miele. Egli prese di quel miele nel cavo delle mani e si mise a mangiarlo…” (Gdi 14,8-9).
Non è da meravigliarsi per quanto detto, perché il calore asciutto dei luoghi dell’Oriente secca con repentina facilità le carogne degli animali morti rendendole mummificate e offrendo così ricovero alla nidificazione delle api.
La parola miele compare di frequente perché a quei tempi era l’unico dolcificante ed assieme al latte costituivano gli alimenti preferiti dei Beduini:
“Va pure verso la terra dove scorre latte e miele…” (Es 33,3); “Raccontarono: Noi siamo arrivati nel paese dove tu ci avevi mandati ed è davvero un paese dove scorre latte e miele; ecco i suoi frutti” (Nm 13,27); “Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e cresciate molto di numero nel paese dove scorre il latte e il miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto” (Deut 6,3); “Allora alzai la mano e giurai di farli uscire dal paese d’Egitto e di condurli in una terra scelta per loro, stillante latte e miele, che è la più bella fra tutte le terre” (Ez 20,6) oppure esso viene associato come componente di focacce: “La casa d’Israele la chiamò manna. Era simile al seme di coriandolo e bianca, aveva il sapore di una focaccia con miele” (Es 16,31) o come alimento utilizzato con altri prodotti:” Egli mangerà panna e miele finchè non imparerà a rigettare il male e fare il bene” (Is 7,15).
Lo scrittore sacro ha utilizzato le api osservandole nel loro comportamento e nella loro attività per calare nella vita concreta l’annuncio e gli insegnamenti del Signore.

Figura 1
La leggenda narra che quando era ancora in culla fu improvvisamente avvolto da uno sciame d’api e dopo un po’ di tempo esse volarono via senza aver punto il bambino. San Ambrogio di Milano fu nella vita un uomo saggio che fece sempre del bene alla gente tanto che gli apicoltori lo nominarono patrono delle api e degli apicoltori. Nello stemma di cera si vede San Ambrogio avvolto dalle api e in basso a sinistra un’arnia paniere di paglia.

Figura 2
Stemma del papa Urbano VIII, Maffeo Barberini, 1568-1644
Papa di vasta cultura umanistica, amante dell’arte e delle letterature classiche, è purtroppo anche famoso per il noto processo di condanna contro Galileo Galilei.

Claudio Graziola

Etichette: ,


 

Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.