L’acrilammide negli alimenti-terza parte
continua dal 14/6/07
Gli scienziati del NFA (Swedish National Food Administration) hanno calcolato che l’ingestione giornaliera di un uomo normale con un’alimentazione bilanciata è di circa 15/20 microgrammi di acrilammide. È stato scoperto inoltre che il nostro organismo possiede un sistema di detossificazione che riesce a filtrare ed espellere (senza danni apparenti) sino a 30 microgrammi al giorno di tale composto.
Gli studi epidemiologici hanno dimostrato tuttavia che la fascia di età 15-30 anni è spesso soggetta a sforamento di tale soglia in quanto, gli individui appartenenti a questa categoria sono mangiatori non occasionali di snack (soprattutto biscotti e chips) e cibi fritti (patatine dei fast food)!
Questi dati possono sembrare non importanti ma lo diventano non appena si focalizzano attentamente le ben note caratteristiche tossicologiche dell’acrilammide!
Il composto chimico causa danni al DNA e, in alte concentrazioni, anche al sistema neurologico e riproduttivo.
La glicinammide, una metabolica dell’acrilammide, si lega indelebilmente al DNA causando danni genetici che hanno portato, nei topi di laboratorio, a mutazioni e insorgenze di vari tipi di cancro.
La correlazione fra assunzione attraverso i cibi di acrilammide e insorgenza di tumori nell’uomo non è ancora del tutto stata provata: ci sono delle sperimentazioni in corso.
Gli studi conclusi hanno comunque dimostrato che cellule animali ed umane coltivate in vitro hanno subito mutazioni geniche con l’intake prolungato di dosi di acrilammide anche non troppo elevate.
Proprio per gli indiscussi effetti tossici dell’acrilammide e per la poca conoscenza degli studiosi riguardo la formazione della sostanza negli alimenti, sono necessari ulteriori e più approfonditi studi, che già ad oggi sono stati finanziati.
In attesa di ulteriori novità dal mondo scientifico, questi sono i consigli che l’OMS da ai consumatori:
consumare una dieta bilanciata che comprenda tranquillamente pane, pasta e altri derivati amidacei (in quanto consumandoli, in maniera adeguata, non viene superata la soglia giornaliera), evitare il consumo di alimenti fritti (patitine in special modo) e cercare di utilizzare un metodo di cottura che eviti l’esposizione dell’alimento a temperature troppo elevate per tempi prolungati.
Per finire c’è da sottolineare che i fumatori sono pesantemente esposti all’acrilammide la quale si forma durante la combustione dei composti che costituiscono una sigaretta…quindi:
Bibliografia:
www.who.int/foodsafety/publications/chem/acrylamide_faqs/en/index
www.cfsan.fda.gov/dms/acryfaq.
www.konsumentverket.se/html-sidor/livsmedelsverket/engiformationakryl
en.wikipedia.org/wiki/Acrylamide
continua dal 14/6/07
Gli scienziati del NFA (Swedish National Food Administration) hanno calcolato che l’ingestione giornaliera di un uomo normale con un’alimentazione bilanciata è di circa 15/20 microgrammi di acrilammide. È stato scoperto inoltre che il nostro organismo possiede un sistema di detossificazione che riesce a filtrare ed espellere (senza danni apparenti) sino a 30 microgrammi al giorno di tale composto.
Gli studi epidemiologici hanno dimostrato tuttavia che la fascia di età 15-30 anni è spesso soggetta a sforamento di tale soglia in quanto, gli individui appartenenti a questa categoria sono mangiatori non occasionali di snack (soprattutto biscotti e chips) e cibi fritti (patatine dei fast food)!
Questi dati possono sembrare non importanti ma lo diventano non appena si focalizzano attentamente le ben note caratteristiche tossicologiche dell’acrilammide!
Il composto chimico causa danni al DNA e, in alte concentrazioni, anche al sistema neurologico e riproduttivo.
La glicinammide, una metabolica dell’acrilammide, si lega indelebilmente al DNA causando danni genetici che hanno portato, nei topi di laboratorio, a mutazioni e insorgenze di vari tipi di cancro.
La correlazione fra assunzione attraverso i cibi di acrilammide e insorgenza di tumori nell’uomo non è ancora del tutto stata provata: ci sono delle sperimentazioni in corso.
Gli studi conclusi hanno comunque dimostrato che cellule animali ed umane coltivate in vitro hanno subito mutazioni geniche con l’intake prolungato di dosi di acrilammide anche non troppo elevate.
Proprio per gli indiscussi effetti tossici dell’acrilammide e per la poca conoscenza degli studiosi riguardo la formazione della sostanza negli alimenti, sono necessari ulteriori e più approfonditi studi, che già ad oggi sono stati finanziati.
In attesa di ulteriori novità dal mondo scientifico, questi sono i consigli che l’OMS da ai consumatori:
consumare una dieta bilanciata che comprenda tranquillamente pane, pasta e altri derivati amidacei (in quanto consumandoli, in maniera adeguata, non viene superata la soglia giornaliera), evitare il consumo di alimenti fritti (patitine in special modo) e cercare di utilizzare un metodo di cottura che eviti l’esposizione dell’alimento a temperature troppo elevate per tempi prolungati.
Per finire c’è da sottolineare che i fumatori sono pesantemente esposti all’acrilammide la quale si forma durante la combustione dei composti che costituiscono una sigaretta…quindi:
MANGIATE SANO E NON FUMATE!
Erika Poretto
Bibliografia:
www.who.int/foodsafety/publications/chem/acrylamide_faqs/en/index
www.cfsan.fda.gov/dms/acryfaq.
www.konsumentverket.se/html-sidor/livsmedelsverket/engiformationakryl
en.wikipedia.org/wiki/Acrylamide
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