La gioventù che partecipa-Oderzo

29 novembre 2007

ODERZO PARTECIPA numero 19

Scarica e stampa il file pdf “ODERZO PARTECIPA numero 19 (settembre-ottobre 2007)” collegandoti all’indirizzo www.oderzopartecipa.it/carta

...da queste parti la partecipazione è spesso appesa al filo di una (contro)informazione...

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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25 novembre 2007

Tattiche da “soldatini”


Oggi vi parlo della tattica del “zittituttialmassimoparloioecomunquetuttovabene”.
A costo di sembrarvi un anziano saggio, vi dico comunque come funziona questa tattica.
Perché?
Perché è sotto gli occhi di tutti e a volte non ci si riflette sopra abbastanza.
Allora le regole del gioco, con buona approssimazione, sono queste tre:

1- si parla meno che si può. Meglio se non si parla affatto. Gli unici momenti in cui non è che “si può” ma proprio “si deve” aprire la bocca sono quelli in cui si fanno le feste. Per il resto zitti;
2- se proprio qualcuno deve parlare, allora lo fa una persona e sempre la stessa. Gli altri ascoltano e studiano il copione. Se interpellati lo ripetono, fermo restando che se stanno zitti è sempre meglio;
3- i problemi non esistono. Se ne spuntano fuori per un malaugurato caso, allora o non sono tali o comunque sono sotto controllo. È tutto ok.

La tranquillità rilassa, dà sicurezza. Fa bene a tutti perché è quello che tutti vogliono.
Ma la realtà spesso è brutta. E le cose sono, purtroppo, meno semplici e banali di quello che vorremmo o vorrebbero farci credere.
E per conoscerla bisogna incazzarsi, altro che “zitti tutti”!
Per fare dei passi in avanti bisogna rompere le balle, far parlare coloro che gestiscono la cosa pubblica, intervistarli, raccogliere dichiarazioni da pubblicare, vedere cosa fanno, che decisioni prendono, come le prendono.
L’interesse pubblico non è fatto di sorrisi a trecentosessanta gradi, né di bonarie pacche sulle spalle e nemmeno di medagliette da dispensare a destra e a manca a mo’ di panem et circenses.
Ora, questa tecnica di cui vi parlo è in preoccupante espansione.
Viene adottata soprattutto nei comuni piccoli, ma è in uso anche in quelli più grandi.
Ci si deve opporre a questo modo di fare e l’importante è non farsi scoraggiare.
Proprio in questo quelli che adottano tale tecnica sono dei maghi. E la cosa che riesce loro meglio. Fanno solo quello o quasi.
Se si perde è finita, te l’hanno messa in quel posto.
Ma ognuno di noi non vuole che questo succeda.
Sono guerre che vanno combattute con tanta partecipazione, con la giusta dose di umiltà, ma anche la necessaria dose di convinzione.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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12 novembre 2007

Il cinema che (non) si vede



Team America-World Police (di Trey Parker e Matt Stone)

AMERICA, FUCK YEAH! Un film dalla comicità irriverente e irresitibile firmato dai creatori di South Park.

Sono sicuro che a qualcuno di voi i nomi Trey Parker e Matt Stone diranno più di qualcosa.
Si tratta, infatti, dei creatori del famoso e piuttosto discusso cartone animato “South Park”, di cui sono state mandate in onda anche in Italia varie puntate ed un film.
Ma sono anche i registi-sceneggiatori di uno dei film assolutamente più atipici (per non dire pazzeschi) e divertenti degli ultimi anni.
Protagonisti un gruppo di marionette (sì sì… proprio marionette che con tecniche cinematografiche innovative hanno un’espressività incredibile) che compongono la fantasmagorica squadra per la sicurezza nazionale statunitense “Team America”, da cui il titolo del film “Team America-World Police”.
Direi che in questo film c’è davvero un po’ di tutto. Trama piena di banali, classiche e assolutamente volontarie “americanate” trattate, ovviamente, con una ironia fantastica. Descrizione del più tipico “American way of…fight” (mitica la scena in cui alla fierezza di un “terrorizza questo!”, segue la distruzione del museo del Louvre in cui si era nascosto un terrorista). Nonché scene a dir poco irriverenti.
Il tutto condito da canzoni originali che fanno piegare in due dal ridere.
Insomma, un film che non è certo per bambini, ma che riesce a far riflettere molto bene gli adulti.
Un film che è passato abbastanza inosservato, ma che andrebbe rivalutato.

Alessandro Marchetti

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08 novembre 2007

Cara Anna (MANIFESTO DELL'IDEALISMO CONSAPEVOLE)

Mi sono seduto davanti al computer con l’intenzione di scrivere qualche parola di introduzione a questo bellissimo articolo di Valentina Barbieri tratto dal suo blog.
Alla fine, però, non ci sono riuscito.
Tutto quello che c’è da dire lo ha detto lei e meglio di quanto io riuscirei a fare. Non voglio aggiungere altro, non voglio rovinare niente.
Perciò non mi resta che augurarvi buona lettura e, soprattutto, buona riflessione.

“Ti diranno che gli idealisti in questo mondo non sopravvivono,
si rinsecchiscono come fogli bruciati.
Ti faranno capire che meno alti viaggiano i tuoi sogni più è facile prenderli in mano.
E che avere progetti piccoli porta a non essere delusi.
E in qualche modo è vero. Lo proverai.
A volte saranno anche i tuoi amici a dirtelo, e non ti piacerà.

Ma, pensandoci bene, voglio mantenermi idealista. Controproducente? Forse.
Idealista, ma tollerante, idealista, ma consapevole, idealista, non stupida.
Non quell'idealismo bambino, che sfocia in una nuvoletta rosa Barbie. Voglio mantenermi idealista di una pazzia che non deperisce, di una pazzia permanentemente alla ricerca. Di una pazzia che costruisce le cose che vorrei esistessero.
Dicono che poi la vita ti succhia via i sogni, li riassorbe.
Può essere, chissà.
Ma spero che la mia vita proverà il contrario.

Non sono inconsapevole, so che non sono i miei piccoli gesti che salveranno il mondo.
Ma non ho la benchè minima intenzione di assecondare il cinismo.
Ho visto idealismo provocato ed incanalato ad hoc con un concerto.
Si, viva l'ecologia che si canta.
Poi tutti a casa ad accendere il condizionatore.
Tutti a sconvolgersi dell'omicidio della Politkovskaja, che fa "opinione pubblica responsabile".
Poi sappiamo delle cose e rimaniamo zitti.
L'idealismo delle grandi grande astrazioni è più facile. Non ti responsabilizza e ti fa sentire buono.

Lo so, l'ho già abbondantemente scoperto che più alzi il tiro meno gente ti segue.
Più sei pronta a sacrificare più dovrai andarli a cercare col lumicino, quelli che vogliono camminare con te.
Perchè i sogni pesano, ed è assurdo dire il contrario.
Se li guardi stare lassù in alto, tutti i sogni sono leggeri, ma se decidi di caricarteli sulle spalle scopri la zavorra. Scopri la fatica, il sudore, l'impegno.
A volte scopri che la gente attorno a te quel sogno non lo capisce, talvolta non lo vede.
Tanti si tirano indietro.

Ma nonostante tutto eccomi qui, a dare craniate contro le cose e le persone, a scoprirmi fragile, limitata, impacciata, senza risultati evidenti, talvolta sola.
Pronta.
Non sono più buona di altri, nè più intelligente, nè più sensibile. E' solo che sono più cocciuta, Anna.”

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