La gioventù che partecipa-Oderzo

30 dicembre 2006

Attenti al cane


Domani è l’ultimo dell’anno e quindi ci saranno, come di consueto, il gran cenone, i festeggiamenti e molti botti.
Ecco, forse saranno i botti rovinare a qualcuno la festa. Tutti sanno che non sono esattamente innocui e che con essi, anzi, ci si può fare male. Ma a pochi importa. Ovviamente fintanto che non ci procura una ustione o non salta qualche dito.
Se ci pensate è una cosa un po’ strana: perché mai si dovrebbe rischiare di finire all’ospedale per fare un po’ di… rumore?
Capisco i bambini che magari sono attratti da questo genere di cose e che perciò vanno avvisati delle possibili conseguenze ed educati. Ma gli adulti faccio davvero fatica a comprenderli.
Sta di fatto, comunque, che a ogni capodanno ci sono decine e decine di persone che a causa dei petardi si fanno male e i mezzi di informazione puntualmente corrono a spettacolarizzare i casi sfortunatamente più gravi. C’è solo da sperare che la disavventura di qualcuno possa aver insegnato qualcosa a molti.
A parte questo, che come dicevo tutti sanno, vorrei dirvi una cosa che in meno conoscono e che se avessero detto a me qualche anno fa avrebbe risparmiato un sacco di preoccupazioni e di tempo.
Particolarmente sensibili al rumore assordante ed improvviso dei petardi sono i migliori amici dell’uomo, i cani. Immagino che la cosa valga anche per altri animali domestici, ma io mi concentro sui cani perché ne conosco il comportamento un po’ meglio.
Di base, e sempre che non abbiano seguito un apposito addestramento, tutti i cani sono estremamente spaventanti dai suoni forti, rumorosi e improvvisi. Ne hanno proprio il terrore. E allora le reazioni possono essere o che si nascondano da qualche parte in attesa che tutto finisca oppure perdono in qualche modo la ragione mettendosi a correre in tutte le direzioni e ad abbaiare. E vi assicuro che sono molte le persone che perdono il loro cane proprio a seguito di questo secondo comportamento che spinge questi animali a correre senza meta e quindi anche a scappare dal proprio recinto. Con poi tutti i relativi problemi che sono in un primo tempo “affettivi” per i padroni che perdono il loro cane, ma che possono, in un secondo tempo, diventare anche legali se questo, una volta scappato, dovesse far male a qualcuno.
La soluzione ovviamente c’è ed è molto semplice. Ne parlavo qualche tempo fa proprio con un addestratore di cani che ovviamente conosce bene il problema, ed è chiudere in una stanza il proprio cane, accendere uno stereo con la musica alta e possibilmente rimanere per il tempo che serve insieme da esso per tranquillizzarlo.
È un metodo che ho sperimentato, che uso da anni e per quella che è la mia esperienza funziona molto bene perché il cane non si accorge di niente così 1- non è tentato si scappare e soprattutto 2- gli si evita la brutta sensazione di panico e di timore.
Tutto qui: è un piccolo, ma utile consiglio che volevo dare a coloro che amano gli animali, prima di augurare a tutti voi un felice anno nuovo.

Alessandro Marchetti

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25 dicembre 2006

Un grazie di cuore!


È arrivato il Natale e si sta per chiudere un anno. È perciò il momento non solo di augurarvi un buonissimo Natale e un felice anno nuovo, ma anche di ringraziare tutti voi lettori del blog.
In particolare vorrei ringraziare tutti coloro, opitergini e non, che in questi primi mesi di vita di questa iniziativa mi hanno accordato la loro fiducia inviandomi mail sia con proposte e segnalazioni sia con i loro complimenti.
Un grazie speciale va poi a Susanna e gli amici dell’Argentina, a Fermo e gli amici dell’Australia, a Ute e gli amici della Germania e all’opitergina del Canada, nonché a tutti i visitatori che dall’estero seguono questo blog.
Un abbraccio va inoltre al carissimo Bruno da Udine e ai simpaticissimi Carlotta e Alberto di Roncole Verdi.
Infine ringrazio sinceramente tutte le persone che hanno gentilmente collaborato, i numerosi sostenitori che hanno incoraggiato questa iniziativa, e i ragazzi della “gioventù che partecipa”per il loro incessante impegno. Grazie di cuore!
Buon Natale a tutti!

Alessandro Marchetti

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21 dicembre 2006

La nuova informazione


La fantascienza non è così lontana da noi. E molte volte perché non è più fantascienza. Le tecnologie per risolvere o quantomeno attenuare molti problemi come quelli legati all’inquinamento ci sono. Il punto è che se ne parla poco o non se ne parla affatto. L’informazione è scarsa, la televisione è sempre più un contenitore d’immondizia, stiamo cadendo in buco nero di mediocrità a volte senza nemmeno accorgersene. BASTA! Basta farsi mettere le mani davanti agli occhi, basta con la campagna di rincoglionimento che la “scatola magica” ci propina ogni giorno, basta con la passiva accettazione di questa situazione. Bisogna reagire! E la prima reazione è l’informazione, quella “sana”, quella “vera”! Quella senza filtri preventivi, senza interessi economici, senza ordini di partito. Come direbbe Beppe Grillo, RESETTIAMO tutto, cancelliamo e ripartiamo da zero, forti delle conoscenze e delle esperienze che abbiamo maturato, all’insegna di un nuovo spirito di lealtà e partecipazione, all’insegna di un “nuovo illuminismo”.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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19 dicembre 2006

Evviva la vacca!


Voglio fare i miei complimenti alla coldiretti per la promozione che sta facendo in questi giorni dei prodotti tipici locali e per quella simpaticissima vacca in cartapesta che sta affianco del loro gazebo in piazza ad Oderzo e che attira e diverte tanti bambini.
È infatti bene che i più piccoli sappiano che 1- la “mucca” in realtà non si chiama”mucca“ (questo è un eufemismo!), ma si chiama vacca da latte; e che 2- non è il frigorifero a fare il latte ma questi preziosi animali.
Facciamo conoscere la natura ai bambini e facciamo in modo che mantengano un contatto diretto con essa, con la nostra cultura e le nostre tradizioni.
Se fosse per me la vacca della coldiretti andrebbe messa al centro della piazza.
Perciò: evviva la vacca!

Alessandro Marchetti

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14 dicembre 2006

Cacciamo la caccia!


Come qualcuno ha detto, sarò anch’io favorevole alla caccia quando pure le lepri e i fagiani saranno armati di fucile. Almeno a quel punto lo scontro sarebbe alla pari, con un minimo di fair play.
Con sincerità non riesco a capire come uccidere degli animali possa diventare una passione, un hobby, un passatempo o addirittura un divertimento. Davvero non lo capisco.
Molto molto tempo fa cacciare era una necessità: se non cacciavi la tua famiglia non mangiava.
Erano altri tempi! Decisamente altri tempi. Ma al giorno d’oggi si può ancora dire che la caccia è una necessità? No, non è assolutamente possibile! Si va dal macellaio e si può acquistare tutta la carne che si vuole. Anzi, il problema adesso è l’opposto, cioè quello dell’allevamento intensivo degli animali che prima di subire una triste sorte, sono anche costretti a vivere in cattività.
Qualcuno allora si nasconde dietro al fatto che vengono cacciate specie “pericolose” in quanto provocano danni alle coltivazioni, agli edifici e addirittura alle persone. E può anche essere vero che certi animali (cinghiali, volpi), se particolarmente numerosi, talune volte possono creare dei danni economici. Ma allora la soluzione è ucciderli? Secondo me no! E per il semplice fatto che 1- qualche parco naturale pronto ad accogliere questi animali lo si trova sempre (come è successo questa estate per i cerbiatti del Piemonte) e quindi basta catturarli, non ammazzarli; 2- se si vuole attuare un controllo demografico di talune specie basta impedire, tramite appositi mangimi che vanno sparsi nei boschi, che si riproducano.
Se poi dovesse verificarsi una situazione totalmente eccezionale da mettere in serio pericolo le persone e la loro salute (penso a invasioni di animali estremamente pericolosi o portatori di gravi malattie capaci di dar luogo a epidemie) allora, e solo allora, si potrebbe pensare alla loro eliminazione. Ma sarebbe un rimedio, lo ripeto, eccezionale, una sorta di ultima ratio adottata per salvaguardare la salute delle persone, e che comunque dovrebbe essere attuata dalla Guardia Forestale, non da privati.
Vi è poi un cosa di cui non si parla molto che è l’impatto dei pallini di piombo sull’ambiente e sugli animali. Mi spiego. Quando un cacciatore spara, una parte dei pallini, che sono fatti di lega di piombo, colpisce il povero animale mentre l’altra va un po’ ovunque. Quelli sull’animale o vengono tolti o finiscono tra i denti facendo notoriamente saltare le otturazioni dentistiche e o li si ingerisce (e si sa che un piombo al giorno toglie il medico di torno… nel senso che si muore e buonanotte a tutti!).
Il piombo che invece finisce un po’ ovunque resta lì, ad aspettare. E intanto, nell’attesa che un altro cacciatore gli porti nuovi piombini amici, inquina. C’è uno studio interessantissimo in cui fanno notare come un laghetto, meta abituale di cacciatori, si stia piano piano riempiendo di… piombo. E dopotutto è ovvio: spara oggi, spara domani il laghetto si riempie di pallini.
E nello stesso studio fanno vedere come le povere anatre comincino ad intossicarsi e ammalarsi. E così nasce una nuova specialità: l’anatra al piombo, piatto notoriamente prelibato di una squisitezza indescrivibile.
Ma se è vero che alla natura ci tengo molto, mi perdonerete se a me stesso ci tengo anche di più. Come ho già detto, possiedo un bosco di 3000 alberi che si estendono in circa 1 ettaro e mezzo, in cui si rifugiano molti animali e che non a caso è un’area protetta. Ovviamente ai cacciatori non importa molto e così mi è capitato e mi capita ancora spesso di trovarli a girare con cane sciolto e fucile alla mano nel mio bosco. Ora, quello che mi da fastidio non è solo che non rispettino la restrizione di caccia nel mio terreno, ma che non possa sentirmi sicuro a casa mia! Che non possa fare un giro tra i miei alberi senza la paura di trovarmi impallinato! È inconcepibile ca..o! E considerate che ogni stagione venatoria muoiono mediamente 60 persone e ne vengono ferite circa 90! Che vuol dire circa un morto ogni tre giorni di caccia e un ferito ogni due. Detto questo, c’è davvero da chiedersi se siamo disposti a pagare questo prezzo; se siamo ancora disposti a tollerare una simile situazione.


Io partecipo
Alessandro Marchetti

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09 dicembre 2006

Ambiente chiama terra… abbiamo un problema!


Nel pensiero dell’antica Grecia uomo e natura non erano cose opposte. Anzi: l’uno faceva parte dell’altra e in modo armonico. Al giorno d’oggi, invece, la visione del mondo che si ha vede da una parte la natura e dall’altra l’uomo. Ed è triste dover constatare che siamo gli unici animali del pianeta che inquinano.
I danni e le conseguenze di questa situazione sono noti a tutti, ma permettetemi lo stesso di riportare alcuni dati.
Ogni anno vengono emessi nel nostro pianeta 25 miliardi di tonnellate di anidride carbonica che tra 15 anni saliranno a 40 e che nel 2050 saranno addirittura 60.
Le soluzioni per evitare il collasso del pianeta ovviamente ci sono. Purtroppo, però, siamo da una parte un po’ vittime degli interessi di potenti multinazionali e dall’altra un po’ vittime di noi stessi che con difficoltà riusciamo a disubbidire a questa logica dello sviluppo senza limiti.
L’esempio più banale è che ogni giorno per andare a lavorare prendiamo la macchina e che ogni famiglia normalmente ha almeno due macchine.
Cosa possiamo fare allora? Le famose auto a idrogeno purtroppo nelle concessionarie non si trovano. Anzi, se comprate un’auto nuova è probabile che vi rifilino le famose “euro 4” che, per chi non lo sapesse, creano un inquinamento ancora più pericoloso delle auto tradizionali (emettono polveri sottili più piccole, e quindi più dannose per la salute, dei pm 10, arricchite, per giunta, di un’altra sostanza nociva).
È però vero che esistono auto con due motori: uno a benzina tradizionale (motore termico) e l’altro elettrico. Così se si deve andare veloce si usa il benzina, che intanto ricarica la batteria dell’altro motore; e quando si è in città si usa quello elettrico e non si inquina. E questa sì è una tecnologia disponibile: queste auto si chiamano “auto ibride” e note case automobilistiche le hanno adottate già da tempo ottenendo ottimi risultati. In Italia se ne parla poco o niente, ma credetemi, non è fantascienza ed è una tecnologia assolutamente disponibile.
La benzina, poi, può essere sostituita dal metano. Non che quest’ultimo non inquini, però emette una quantità di CO2 inferiore agli altri combustibili e non produce polveri sottili che sono un’autentica ed invisibile minaccia. La formula è semplice: CH4 (metano)+ 2 O2 (ossigeno)= CO2 (anidride carbonica)+2 H2O (acqua).
E contate, inoltre, che il metano costa molto meno della benzina e quindi inquinare di meno diventa anche più conveniente.
Certo installare la bombola a metano (e sempre che l’auto non ne sia già dotata) costa. Però è un costo ammortizzabile solitamente nel giro di poco più di un anno, con il risparmio sui pieni di benzina.
A questo punto vi invito seriamente a pensare a queste soluzioni che, ripeto, non risolvono del tutto il problema, ma quantomeno lo attenuano e certo, per come siamo messi attualmente, non è poco. Fateli due conti e non solo in termini economici, ma anche di salute vostra e delle persone a voi care. Pensateci bene.
Anzi, per incentivarvi ancora di più voglio lanciare una proposta al nostro Comune affinché dia a tutti il buon esempio. Una sorta di “10 cose da fare”.
Propongo perciò:
1- che le auto del comune vengano dotate di bombola a metano;
2- che le nuove auto che verranno acquistate in futuro siamo “auto ibride” da predisporre anche queste per il metano;
3- che il Comune organizzi delle campagne di informazione per far conoscere alle persone le potenzialità di queste tecnologie;
4- che si rivolga agli organi competenti facendo pressione perché queste tecnologie vengano applicate anche dai gestori dei trasporti pubblici;
5- che realizzi piste ciclabili che attraversino ogni percorso cittadino così da incentivare l’uso di biciclette garantendo allo stesso tempo la sicurezza negli spostamenti;
6- che provveda all’acquisto di biciclette pubbliche (le famose “biciclette gialle”) e delle relative rastrelliere da posizionare nei punti più frequentati ed importanti della città;
7- che avvii anche nella nostra città i progetti “pedibus” e “bicibus” seguendo l’esempio di Montebelluna, Vittorio Veneto, Conegliano, in cui stanno riscuotendo da tempo un grande successo;
8- che aumenti le aree verdi con un piano di rimboschimento;
9- che predisponga il programma per la certificazione ambientale;
10- che inviti i comuni limitrofi ad applicare questa strategia, promovendo insieme ulteriori accordi e un’azione concertata per la salvaguardia dell’ambiente.
Questi sono i punti essenziali della mia proposta. Giusto per cominciare.
Ovviamente voi lettori potrete aggiungere nuove idee e nuovi spunti. Poi li mettiamo tutti insieme, facciamo una bella lista di cose da fare e infine provvederò a mandare il tutto al nostro dipendente Sindaco di cui vi riferirò prontamente la risposta (o non risposta) e le intenzioni.
Non mi resta quindi che dirvi una sola cosa: partecipate!

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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08 dicembre 2006

Ceste eque e solidali


Arriva il Natale ed arriva anche il momento dei regali e delle ceste natalizie. Proprio a proposito di quest’ultime vi riporto questa iniziativa segnalatami dalla bottega del mercato equo e solidale di Oderzo.
Se ogni momento è sempre giusto per essere equi e solidali, il Natale lo è anche di più.

“A Natale regala dignità per reinventare il linguaggio del dono.
Arriva il Natale e, come ogni anno, la Cooperativa Pace e Sviluppo è attivamente impegnata
nella promozione delle ceste eque e solidali.
Il tuo contributo è importante!!
Coinvolgi parenti, amici e conoscenti in questo tam-tam solidale!
Alcuni esempi delle nostre bellissime ceste li trovate già su www.pacesviluppo.it
Un grazie equo!”


07 dicembre 2006

Striscia rossa non avrai il mio scalpo!


Se navigate un po’ sul sito del Comune di Oderzo leggerete che il Sindaco Dalla Libera “Ama le passeggiate in bicicletta e fare footing”. Lui sì che è bravo! Io, invece, che non sono bravo affatto, in bici vado poco e a fare footing mai. Però mi piace molto camminare. Anzi, le camminate sono proprio la mia passione: in montagna, nel mio bosco ed anche nella mia città.
Il punto, purtroppo, è che camminare in città presenta i suoi problemi e questo per il semplice fatto che bisogna attraversare le strade cosa né tanto facile né tanto sicura.
Certo, ci sono molti bravi autisti che quando ti vedono davanti alle strisce pedonali rallentano e ti fanno passare, ma non sono la maggioranza. Perciò sicuramente un po’ più di educazione stradale non farebbe male, così che tutti capissero che la gente che aspetta sulle strisce va fatta passare anche fuori dall’occasione dell’esame di scuola guida.
Qualcosa comunque lo può fare anche il Comune. Credo, infatti, che se le strisce pedonali venissero inquadrettate da una cornice rossa, la situazione potrebbe migliorare. Uno perché i guidatori in questo modo le vedrebbero meglio dato il contrasto tra i colori. Due perché questi rettangoli rossi e bianchi piazzati sul nero dell’asfalto darebbero una sensazione di stranezza che porterebbe gli automobilisti a rallentare spontaneamente.
E per convincervi che non è un’idea inutile o fuori dal mondo, vi dico che questo espediente lo hanno già utilizzato in molte altre città. Per vederne qualcuno non dovete andare lontano, basta che facciate un salto a Fontanelle o a Motta di Livenza. Loro l’hanno capita la storia, perché essere da meno?!

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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