La gioventù che partecipa-Oderzo

28 ottobre 2007

Alimento che vai, salute che trovi


L’articolo pubblicato qualche tempo fa sull’acrilammide, scritto da Erika Poretto, è stato molto apprezzato.
E ciò, oltre a fare certamente piacere, è anche un segno sicuro che questo tipo di informazioni in molti di noi le vorremmo apprendere più spesso e che saremmo ben lieti di rinunciare a qualche “ricettariempitivodeitelegiornalimeccanismodiintontimentodimassa” per esse.
È delle cose importanti che si deve parlare e discutere in primo luogo, lasciando a tutto il resto il tempo che rimane.
Così, a mio modo di vedere, si fa informazione. Altrimenti è varietà.
E chi parla deve avere cognizione di causa.
L’articolo, infatti, non l’ho scritto io che di scienze e tecnologie alimentari ne so quanto la maggior parte della gente, cioè poco, ma una persona che studia, e da anni, la materia.
In ogni caso, il messaggio di fondo Erika lo ha espresso bene in conclusione dicendo”MANGIATE SANO E NON FUMATE”.
E proprio in questa direzione, con bellissime finalità educative, si sono indirizzate delle ottime iniziative svoltesi in alcuni istituti scolastici.
In particolare vi riporto due esperienze.
La prima è dei bambini delle scuole elementari di Motta di Livenza e San Govanni che in maggio, all’interno del progetto “ educazione a stili di vita sani” promosso da “Amici del Cuore”, Ulss, Ospedale e Comune di Motta, hanno fatto la merenda per una settimana con cibi sani come frutta e Yogurt e hanno organizzato con la scuola elementare di Conegliano un’opera teatrale dal titolo “Re Artù e i cavalieri della sana tavola rotonda” (V. L’Azione del 13 maggio).
La seconda è degli istituti Obici e Sansovino di Oderzo, in cui grazie all’Usl 9 e all’uffico scolastico provinciale, sono stati installati, accanto ai distributori contenenti le classiche merendine, anche distributori di cibi salutari come frutta, insalate, yogurt, merendine senza glutine (V. Gazzettino dell’11 maggio).
Queste sono iniziative che decisamente fanno bene e in tutti i sensi!
Ovviamente non sono le uniche, ma la cosa importante e che tali esperienze siano promosse, incentivate, ripetute e diffuse il più possibile perché è così che si trasmettono conoscenze e si crea una cultura della salute e del rispetto di sé stessi.
E a dare il “buon esempio” credo che per prime dovrebbero essere le Pubbliche Amministrazioni, ad iniziare dai Comuni, i quali potrebbero dotare le cosiddette “macchinette” di cibi salutari come quelli menzionati sopra, magari favorendo economie in crescita e ispirate a principi nuovi come quelli del commercio “equo e solidale”.
E un’idea che propongo e che, vista la sua bontà, spero qualcuno raccolga anche nella nostra città.
Se così sarà, sarò ben felice di parlarne.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

Etichette: ,

20 ottobre 2007

Riblogghiamoci


Prevedo tempi bui per la nostra povera Italia.
Ho appreso con sbigottimento della proposta di legge Levi-Prodi sull’editoria e internet. L’ho anche scaricata per avere contatto diretto con il testo… eh sì, prevedo tempi molto bui.
E non sono affatto contento né tranquillo.
Ora, la legge in linea astratta non vieta la presenza di blog e siti web.
Di fatto, però, tramite bolli da pagare, farraginosi iter da seguire per produrre certificazioni, richiedendo la presenza di una casa editrice e di un giornalista iscritto all’albo, rinviando a futuri regolamenti e quindi papiri di regole sopra regole, limita moltissimo la libertà di esprimersi tramite questi mezzi.
Faccio un esempio banale. Visto che sono cose entrambe buone e giuste, paragoniamo il diritto di informazione al gelato.
Il gelato è buono, appunto, e tutti hanno il diritto di andarselo a prendere. Ci mancherebbe altro.
Ora, più la gelateria è vicina a casa, più gelato si mangerà.
E così, più favorisco l’informazione, la discussione e il dialogo, in un clima di serenità e reciproco rispetto, più ognuno crescerà cosciente di esistere, consapevole dei problemi che lo circondano e magari sarà anche in grado di proporre soluzioni e nuove idee.
Ma se, riprendendo l’esempio, tra casa e gelateria dovessi piazzarci ostacoli, filo spinato, campi minati e ticket da pagare, il gelato non lo mangia più nessuno, o comunque in molto pochi.
Il che, uscendo nuovamente dalla metafora, vuol dire che il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero verrebbe esercitato sempre meno, verrebbe lasciato lì a riposare, piano piano dimenticato.
Ma a quel punto il baratro dell’indifferenza o, peggio, dell’ignoranza sarebbe il passo logicamente successivo. E non è così che un paese, una società può pensare di crescere. Non è così che si raggiunge il progresso. La strada verso di esso è, ed è sempre stata, un’altra.
Inoltre, vale la pena precisare che, secondo il disegno di legge, poco importa che si voglia fare vera e propria informazione o semplice intrattenimento. La legge colpisce chiunque.
In ogni caso, e comunque la si pensi, le cose stanno così: c’è questo disegno di legge che prossimamente verrà sottoposto al vaglio delle camere.
E per ora chi lo ha approvato? Il governo essendo una proposta di iniziativa governativa.
E chi all’interno del governo? A quanto pare, tutti: nessuno si è dissociato.
Allora, almeno al giorno d’oggi, enuncia una regola d’esperienza piuttosto valida Travaglio quando dice che delle decisioni prese all’unanimità c’è sempre da preoccuparsi.
Ma non posso comunque non chiedermi come sia successo. Non posso non chiedermi dove sia Di Pietro, per esempio, che un blog, e bello frequentato, pure ce lo ha (forse la domanda più corretta sarebbe se l’ha letta questa proposta di legge).
Il punto, comunque, resta sempre lo stesso: sinceramente mi aspettavo molto da questo nuovo governo e invece ogni giorno mi trovo ad essere più deluso.
Meglio: non è che mi aspettassi esattamente “molto”, ma un cambiamento, per quanto piccolo, sì. Mi aspettavo una virata, magari non eclatante, ma pure sempre “virata” rispetto agli anni passati. E invece niente.
Prima l’indulto, poi la scarsa chiarezza fiscale, quindi la legge elettorale invariata, i parlamentari condannati in via definitiva ancora in Parlamento, gli attacchi alla magistratura, l’inesistenza di una legge sul conflitto di interesse e, ciliegina sulla torta, questa grande “pensata” sull’editoria.
Il che mi porta a confidare nell’opposizione a tutti i costi di Berlusconi e alleati, la qual cosa, però, non è, a mio modo di vedere, il massimo della vita.
E se la legge dovesse passare, cosa succederà?
Molti chiuderanno, altri si conformeranno alla legge, altri ancora terranno aperto il loro sito o blog senza adeguarsi in aperta polemica con la legge.
Di questi ultimi, alcuni magari accetteranno di subire le sanzioni, e questo lo faranno come critica alle nuove disposizioni. Gli altri, forse la maggior parte, chiederanno, una volta messo in moto il processo, l’intervento della Corte costituzionale.
La Corte costituzionale, vale la pena ripeterlo, è il giudice della civiltà delle leggi, presidia i valori elementari e supremi contenuti nella nostra Carta Fondamentale, cioè nella Costituzione.
Chiamata in causa, allora, la Corte dovrà esprimersi ed è molto probabile (ma nessuno potrà dirlo con certezza) che boccerà la legge per violazione dell’articolo 21 della Costituzione, essendo le disposizioni in esame fortemente limitative della libertà di manifestazione del pensiero, come abbiamo visto e detto da più parti.
Così si tornerà, forse, al punto di partenza.
Ma le cose non saranno esattamente come erano prima.
Il V-day ha messo in evidenza un grande e diffuso malcontento dei cittadini verso l’attuale politica italiana. E molti giornalisti hanno denunciato la presenza di una vera e propria “casta”.
La possibile entrata in vigore di una simile legge, però, dovrà far tremare questa “casta” più di sempre, perché quando il popolo, offeso e bistrattato da chi lo dovrebbe rappresentare, decide di farsi sentire, poi è difficile da riappacificare.
Sarò ben felice di essermi sbagliato, ma, come dicevo all’inizio, prevedo tempi bui.
E non sono né contento né tranquillo.


Io (finché potrò) partecipo
Alessandro Marchetti

Aggiornamento: in effetti Di Pietro non aveva letto il disegno di legge. Non lo hanno nemmeno discusso in Consiglio dei ministri e lo hanno fatto passare come provvedimento di “normale routine”.
Perlomeno il ministro si è preso la responsabilità di non averlo intercettato, dichiarando, inoltre, che lo avverserà in tutti i modi.

Etichette:

18 ottobre 2007

Favo d'api a Follina


Pubblico un articolo del Professor Claudio Graziola, sempre al riguardo del mondo delle api (1 2 ).




"Un giorno mi capitò di arrivare a Follina, un paese tranquillo e delizioso della Provincia di Treviso, situato in una zona collinare inondata di luce, protetto dalle Prealpi, con un ambiente ancora salubre. Ricca di storia risalente all'Età del Bronzo, ha sul suo territorio, in corrispondenza dell'unica risorgiva d'acqua che sgorga abbondante e pura per tutto l'anno, l'Abbazia di Santa Maria, un complesso monastico religioso del 1200, ora Monumento Nazionale.

Il centro monastico iniziò per merito di alcuni religiosi di S.Benedetto, sostituiti nel 1146 dai Cistercensi provenienti dalla Abbazia milanese di Chiaravalle, e nel 1915 dai Servi di Maria, i quali ancor oggi vivono nella preghiera e si adoperano a mantenere lo splendore dell' intero complesso a suo tempo restaurato.
Sul lato meridionale della Basilica, come regola architettonica cistercense, c'è il chiostro romanico del 1268 a forma quadrata ed al centro la immancabile fontana a base ottagonale. Lungo il perimetro corre un muretto su cui poggiano le colonnine binate, semplici oppure annodate, con disegni e fregi vari. Ed è proprio nel capitello di una delle colonnine, credo caso raro, che è scolpito su tutti i quattro i lati un favo d'api raffigurato da una serie cospicua quasi regolare di fori rotondi larghi circa mezzo centimetro.
Entrando nel chiostro si svolta a sinistra trovandosi al lato opposto della Basilica e del campanile; si percorre il porticato fino a metà dove c'è il passaggio centrale sostenuto nel mezzo da una colonna; quindi si prosegue per alcuni metri fino alla porta del refettorio monastico e di fronte ad esso sulla seconda colonnina binata è scolpito il nostro favo d'api. Ho avuto l'occasione di avere un breve e fruttuoso incontro con frate Ermenegildo, curatore delle antichità dell'Abbazia, il quale mi ha spiegato che il favo d'api, come altre raffigurazioni poste su alcune colonne, ha una funzione puramente simbolica.
La sua interpretazione è la seguente: i frati, prima di entrare nel refettorio per mangiare, si lavavano le mani nella fontana collocata al centro del chiostro e poi, passando obbligatoriamente vicino alla colonna, vedevano il favo d'api ricordandosi così che, come le api si nutrono del miele frutto della loro umile e operosa fatica, anch'essi potevano recarsi alla mensa consapevoli di aver adempiuto ai compiti giornalieri di preghiera e di lavoro.
Per avvalorare più compiutamente tale significato, ritengo che aver scolpito il favo d'api sia stato fatto anche per onorare e ricordare S. Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell' ordine dei Bernardini Cistercensi, canonizzato nel 1174, soprannominato il Doctor mellifluus ovvero il maestro donde scorre il miele."

Etichette:

06 ottobre 2007

Evento culturale: rassegna cinematografica dedicata a Woody Allen


Vi segnalo questa rassegna di film, organizzata dall’Associazione cultura cinematografica sanpolese, dedicata a Woody Allen.
Un’occasione per conoscere meglio questo regista americano, riscoprendo il suo cinema meno noto.

Etichette:

03 ottobre 2007

Nessuno si domanda mai qual è la storia di Gigetta


Io gli storicisti li invidio davvero.
Convinti come sono delle “manifiche sorti e progressive” sono degli inguaribili ottimisti.
Tutto ciò che succede, dalle cose più belle a quelle più brutte, per loro è sempre e comunque bene. E ti diranno che può capitare che questo tu non lo capisca subito e che lo capirai solo in un secondo momento, ma è comunque bene.
Uno degli esempi secondo me migliori del ragionare del buon storicista è la storia di Gigetto e Pierina.
Ve la racconto perché merita, è una di quelle cose che non si dimenticano.
Gigetto e Pierina sono fidanzati, si vogliono un bene enorme, uno non potrebbe vivere lontano dall’altra, sono innamoratissimi, le cose non potrebbero andare meglio.
Ma… A Pierina girano i cinque minuti e Gigetto resta a piedi, in braghe di tela.
Gigetto ovviamente è disperato, depresso, avvilito, ha perso ogni speranza, non ha più fiducia nelle persone, quando ecco che… incontra Gigetta.
E finalmente con Gigetta conosce il vero amore, la vera felicità, cose che, se fosse rimasto con Pierina, non avrebbe conosciuto.
Gigetto è al settimo cielo e vivrà felice per il resto della sua vita.
Ora, per lo storicista la storia finisci qui. Non tutto il male vien per nuocere, quindi, e si procede per passi verso un miglioramento sicuro.
Per me, invece, la storia interessante comincia proprio a questo punto.
Infatti, a parte la considerazione che è vero che non tutto il male vien per nuocere ma rompe comunque le balle, nessuno si domanda mai qual è la storia di Gigetta.
Ve la racconto io.
Gigetta è una bravissima ragazza che ha sempre studiato e lavorato. Vive un relazione meravigliosa con Pierino. Anche loro si vogliono un bene enorme, uno non può stare lontano dall’altra, sono innamoratissimi, le cose non potrebbero andare meglio.
Ma… Gigetta dopo anni di tanta felicità scopre che Pierino se non può stare senza di lei, non può nemmeno stare senza un’altra. Insomma a Pierino piace “condividere” la sua felicità con più di una persona.
Gigetta è distrutta, soprattuto se pensa a tutto quello che per lui ha fatto. Pierino, si deve sapere, non è mai stato uno stinco di santo e Gigetta ha fatto un sacco di rinunce e sacrifici pur di stare insieme a lui.
In ogni caso e qualunque cosa avesse fatto, Gigetta resta a piedi, in braghe di tela.
Ovviamente è disperata, depressa, avvilita, ha perso ogni speranza, non ha più fiducia nelle persone, quando ecco che… incontra Gigetto! Proprio lui!
Finalmente una bella rivincita per Gigetta, qualcuno sarebbe tentato di dire.
E invece no.
Perché Gigetto è una persona meravigliosa in un primo tempo, ma poi si rivela essere grezzo, rude e insensibile. Gigetta subisce ogni giorno umiliazioni sempre più forti, ma è incapace di lasciarlo. Gigetta, insomma, è catapultata all’inferno e vivrà per il resto della vita tra delusioni e sconforto.
Ora, queste sono solo storie di fantasia, esempi dove tutto è inventato, e attraverso le quali si vogliono semplicemente spiegare alcuni concetti e punti di vista.
La vita reale com’è? Per gli storicisti non ci sono dubbi che la storia di Gigetto è quella più vera. Per loro è pacifico che le cose vanno così, sono sicuri e tranquilli di questo e per ciò io li invidio.
Ma le cose possono anche andare come è successo alla povera Gigetta.
Ecco, direi che il punto sta proprio qui: la realtà non è né totalmente la storia di Gigetto, né totalmente la storia di Gigetta, ma è fatta di un po’ dell’una e di un po’ dell’altra.
Perciò… Tanti auguri!

Alessandro Marchetti

Etichette:


 

Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.