La gioventù che partecipa-Oderzo

30 maggio 2007

Ultimo aggiornamento!

Vi aggiorno con alcune notizie che mi sono appena giunte.
Ai 16 (sedici) volontari dimessi nei giorni scorsi, se ne aggiungono adesso altri 2.
Quindi ad aver rassegnato le dimissioni ci sono 18 (diciotto) volontari, più il Presidente.
E cosa vi avevo detto io!? È tutto risolto, tutto tranquillo!

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29 maggio 2007

Un tranquillo week-end di paura


Dopo le dichiarazioni dell’ex-assessore alla Protezione Civile, nonché volontario del gruppo opitergino (fino alla scelta di seguire nelle dimissioni il Presidente), con le quali venivano smontate una a una le tesi del Sindaco sulla questione, quest’ultimo con una intervista apparsa oggi su Il Gazzettino ha voluto replicare.
E ovviamente l’ha fatto a modo suo.
La sostanza del suo discorso è una: tranquilli, è tutto apposto!
E se è tranquillo lui… non sono tranquillo io!
Vediamo cosa ha detto.
Fin dall’inizio Dalla Libera ha sostenuto, e l’ha ribadito anche oggi, che è stato lui a trovare la sede di Magera per i volontari. L’ex-assessore non c’entra niente.
Dice Dalla Libera, infatti: “Può darsi che Marchetti avesse promesso ai volontari il trasferimento a Magera, questo non posso saperlo. Ciò che so è che non ho trovato traccia nei documenti in municipio di questa volontà.”(V. Gazzettino del 29/5/07)
Sembrerebbe persino convincente se non fosse che… non ha trovato perché non ha cercato.
Quanto poi alla macchina per le attività del gruppo, Dalla Libera torna abilmente sui suoi passi:” Abbiamo invece continuato il percorso intrapreso dalla precedente amministrazione per ottenere l'automobile dalla Provincia”(Gazzettino del 29/5/07).
E così vedete che si perde l’entusiasmo di qualche giorno fa in cui diceva “Da tempo chiedevano una seconda auto, siamo riusciti ad ottenere anche quella”(Gazzettino del 26/5/07) e salta fuori, ma a bassa voce, la Provincia e la precedente Amministrazione (o meglio, quello che allora era assessore alla Protezione Civile, lo stesso che l’aveva creata ad Oderzo… e indovinate chi è? Proprio lui,… quel rompiballe, deve aver pensato qualcuno).
A parte questo, comunque, per il resto tutto apposto: c’è un nuovo Presidente e i problemi, se mai ce ne sono stai, sono belli risolti
Chiaro no? 16 volontari, cioè due terzi del gruppo, si sono dimessi e per loro è tutto tranquillo.
Dalla Libera inoltre dice che anche l’ex-Presidente, che per primo ha rassegnato le dimissioni, ha solo dei “problemi di carattere personale[…] È probabile che poi ritorni a fare il volontario”(Gazzettino 29/5/07).
In effetti nessuno ha mai detto che il Presidente uscente, come i 16 volontari che si sono dimessi, non faranno altre simili attività di volontariato. Anzi, è ben probabile e tutto a conferma che in queste attività ci credono eccome, soltanto non hanno la minima intenzione di avere ulteriori rapporti con questa Amministrazione a causa di quella mancanza di rispetto che nelle lettere di dimissioni campeggia al primo posto, ma che nei discorsi del Sindaco sparisce. E perché sparisce? Perché è difficile e pericolosa da spiegare.
Quanto poi alle solita tesi che i volontari sono tutti o quasi leghisti, dico solo che sarebbe ora di fare meno i politicanti.
Almeno su questo punto. E sempre per ragioni di rispetto.
Lo hanno detto bene i volontari: “la protezione civile non ha colori, é protezione civile e basta”.
Ma prontamente Dalla Libera nomina nella sua intervista 5 componenti che hanno lavorato con la Lega.
C’è un semplice dettaglio, però. I dimissionari non sono solo quei 5 ma sono 16 (sedici). E il primo a dimettersi per quelle famose e mai abbastanza ripetute questioni di rispetto, è stato il Presidente che non è neanche di Oderzo e che della nuova Amministrazione opitergina non gliene può importare meno.
E comunque, se vogliamo proprio metterla su un piano puramente politico, i cinque signori nominati da Dalla Libera erano presenti quando c’era da spalare la neve, spargere il sale sulle strade ghiacciate, prestare soccorso durante le alluvioni, controllare il traffico sotto il sole durante i lavori stradali delle rotatorie, assicurare assistenza durante le manifestazioni. Insomma erano presenti insieme agli altri volontari quando c’era da rendere Oderzo più sicura. Quelli di “Oderzo Sicura”, invece, no. E per la verità non ci sono neanche adesso.
E intanto il nuovo Presidente, quello appena nominato da Dalla Libera, cosa fa?
Lo difende, ovviamente, e anche lui dice che non ci sono problemi che «tutti i gruppi attraversano degli alti e dei bassi».
Il punto però è un po’ diverso.
Direi, piuttosto, che tutti i gruppi tendono a incazzarsi se vengo presi a schiaffi.
Alla fine, comunque, il risultato in tutta questa normalità, è che il gruppo della Protezione Civile di Oderzo, che il comandante dei Vigili del Fuoco di Motta non ha esitato a definire “straordinario”(V. Gazzettino 29/5/07), risulta dilaniato.
Già, …tutto normale.
Ultima notazione.
Il Sindaco, con le sue solite formulette, ribadisce nell’intervista “stima e fiducia”. Cosa volete, non costa niente farlo e si fa la figura dei buoni e bravi ragazzi.
Ma è guadagnarsele, la stima e la fiducia, ad essere una cosa difficile.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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28 maggio 2007

Date a Dalla Libera quel che è di Dalla Libera


Date a Dalla Libera quel che è di Dalla Libera.
Cioè ben poco, almeno per quanto riguarda la Protezione Civile.
È un po’ una caratteristica di questa Amministrazione quella di prendersi meriti che appartengono ad altri.
Ed è una cosa che può piacere o non piacere. A me non piace.
Ciò l’avevo fatto notare già a suo tempo, quando, in relazione alla seconda edizione della manifestazione “Balcone Fiorito”, il Sindaco durante la serata della premiazione in Piazza, aveva esordito dicendo che l’evento era bello… e che loro avevano deciso di farlo anche quell’anno. Invece non avevano fatto niente, hanno trovato tutto bello pronto.
Ora, a grande richiesta, il bis!
Vediamo di riassumere quanto è successo questo fine settimana.
Tutto inizia venerdì 25 maggio, giorno in cui La Tribuna pubblica la notizia che il Presidente del gruppo opitergino della Protezione Civile si è dimesso e che la maggioranza dei volontari sono pronti a fare altrettanto.
Il Sindaco, intervistato, dice di non sapere nulla, facendo inoltre capire che non si spiega il perché di tutto questo, visto che l’Amministrazione ha fatto cose importanti per loro.
Il giorno dopo se ne ritorna a parlare e vengono pubblicati due articoli: uno su La Tribuna e uno su Il Gazzettino.
La notizia principale è che 16 volontari, come annunciato, hanno rassegnato le dimissioni.
Nel primo dei due articoli c’è una parte del testo della lettera di dimissioni, quella che contiene le motivazioni. Nell’altro c’è un’intervista ad uno dei volontari, in cui viene spiegata qual’era la situazione che vivevano.
La sostanza dei discorsi è sempre una: la tensione è nata per la scarsa collaborazione e lo scarso rispetto nei confronti del gruppo opitergino della Protezione Civile.
Il Sindaco, intanto, ancora non sa e ancora non capisce. E ancora insiste sul fatto che ha fatto grandi cose per loro.
Ma, appunto, cosa?
I punti a suo favore, che ripete da venerdì, sono, in sintesi, 3:
1- la nuova sede di Magera
2- l’acquisto di un mezzo per le attività del gruppo
3- piena collaborazione e sostengo (io aggiungerei anche “amore e simpatia” visto che sembra una motivazione tipo clausola “varie ed eventuali”)
Detto ciò, arriviamo a oggi.
Giorno in cui la persona che ha creato il gruppo opitergino della Protezione Civile, e che, perché sia ben chiaro a tutti (e per chi ancora non lo sapesse), è mio padre, ha fatto una “piccola” replica alle tesi del Sindaco.
Questo l’articolo, apparso oggi su Il Gazzettino.
Vi dico solo questo: che non voleva intervenire sulla questione, ve lo posso assicurare davvero, … ma c’è un limite a tutto!
Buona lettura!


Io partecipo
Alessandro Marchetti

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26 maggio 2007

La Protezione Civile dà le dimissioni


Tre anni fa è nato, e per la prima volta nella storia della città di Oderzo, il nucleo opitergino della Protezione Civile. Una cosa di cui andare fieri. Composto da persone, volontari, opitergini e non, animate da un autentico senso di responsabilità e di solidarietà. Unite dalla solo volontà di “fare”, di mettersi al servizio della collettività e per questo indifferenti ai colori di qualsivoglia bandiera politica.
Sulla meritevolezza di queste iniziative non si discute, andrebbero anzi favorite in ogni modo.
Ma come è vero che i volontari non chiedono né vogliono niente per quello che fanno, allo stesso modo esigono quel minimo di rispetto e collaborazione che a ogni persona tra persone civili deve essere accordato.
Di seguito riporto la lettera di dimissioni, diretta al Sindaco, dei due terzi dei volontari della Protezione Civile di Oderzo, che hanno seguito la scelta del Presidente.


Al Sindaco della Città di Oderzo
All'Assessore della Protezione Civile

Oderzo, lì 24/05/07


Oggetto: dimissioni dal gruppo di Protezione Civile


II sottoscritto volontario del gruppo di Protezione Civile di Oderzo, facente parte dell'Associazione per i seguenti personali motivi:
-credere nella solidarietà tra le persone,
-dedicare il proprio tempo libero al servizio della Comunità di Oderzo e dell'Opitergino indipendentemente dagli schieramenti politici,
- accrescere l'aggregazione partecipativa tra le persone,
- fungere da volano per un coinvolgimento dei cittadini per il servizio verso il prossimo,
- CONVINTO CHE, il rispetto reciproco sia il fattore principale ed essenziale del Vivere Civile
- CONSIDERATO CHE, in questo ultimo anno tutto ciò sia venuto meno, non a causa certo dei componenti del gruppo di Protezione Civile
- IN CONSEGUENZA, anche delle dimissioni del Presidente, che in questi anni non si è risparmiato per far accrescere le competenze, la preparazione e i risultati concreti del gruppo e di ogni componente, che ritengo valide condivido pienamente;

FORMALIZZO

le personali dimissioni dal gruppo di Protezione Civile con effetto immediato.
Distinti Saluti

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21 maggio 2007

Io ho la stoffa giusta!

I volontari della Bottega del Mondo di Oderzo (coop. Pace e Sviluppo) vi aspettano domenica 27 maggio in Piazza Grande, mattina e pomeriggio, per scoprire meglio che cos'è la campagna "Tessere il futuro", per incontrare i colori e i tessuti della solidarietà!

Festeggeremo l'arrivo delle T-shirt Altromercato della filiera argentina (dal campo di cotone alla maglietta finita) e vi aiuteremo a scoprire tutti i motivi per indossare l'abbigliamento equo e solidale, l'unico che "non sta stretto" a chi lo produce e all'ambiente.
Tessute e confezionate nel rispetto delle norme del commercio equo e solidale, per garantire dignità al lavoro dei produttori del Sud del mondo, le magliette dall’Argentina affiancheranno nella nostra bottega la proposta di T-shirt di Pace e Sviluppo dal Bangladesh.

Contemporaneamente 100 piazze italiane il prossimo fine settimana si animeranno di colori e suggestioni dall'Argentina; le magliette sono le protagoniste di questo evento in piazza e i volontari delle botteghe organizzeranno per voi momenti di divertimento e di approfondimento per conoscere i produttori argentini, coinvolti nelle diverse fasi di coltivazione del cotone, tessitura e confezionamento.
Questa filiera tessile equa e solidale costituisce il motore di piccole economie – come i contadini del Chaco, le fabbriche recuperate e la cooperativa autogestita della periferia di Buenos Aires – e rappresenta un modello di successo e l’effettiva praticabilità di un nuovo modo di coltivare il cotone.

I volontari della Bottega del Mondo di Oderzo

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20 maggio 2007

ODERZO PARTECIPA numero 15

Scarica e stampa il file pdf “ODERZO PARTECIPA numero 15 (aprile-maggio 2007)” collegandoti all’indirizzo www.oderzopartecipa.it/carta

“...da queste parti la partecipazione è spesso appesa al filo di una (contro)informazione...

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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18 maggio 2007

http://mottaviva.blogspot.com/


Non smetterò mai di dirlo e con le parole dell’indimenticabile Giorgio Gaber: “La libertà non è star sopra un albero,
 non è neanche avere un’opinione.
 La libertà non è uno spazio libero.
 Libertà è partecipazione”.
Voglio perciò segnalarvi questa iniziativa inaugurata dall’apertura del blog
http://mottaviva.blogspot.com/ di cui è promotore Francesco Benedet, validissimo giovane mottense di cui sono amico da anni.
Il suo blog è nato da poco ma ha già fatto parlare di sé (vedi “Il Gazzettino” e “L’Azione”) e non ha mancato di suscitare alcune reazione e critiche.
L’obiettivo è quello di parlare di Motta di Livenza, dei suoi problemi e delle cose da migliorare, senza ovviamente rinunciare a riflessioni circa la politica nazionale, l’ambiente e la società.
Credo che l’entusiasmo e i motivi che guideranno questo nuovo blog siano ben presenti nell’articolo che Benedet ha voluto regalarci.

Nascita del consiglio comunale a Motta

Ormai manca un anno alla rielezione del nuovo consiglio comunale di Motta di Livenza. Storicamente, è interessante come ha avuto origine. Esso è stato istituito molto tempo prima dell’Unità d’Italia. Alcune notizie ce le riporta l’immancabile Lepido Rocco, uomo di cultura mottense vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e ventesimo secolo:
“Prima del 1451 pare che Motta non avesse Consiglio né Leggi proprie. Perciò in quest’anno, considerando « non esservi cosa giusta ed onesta qualora non venga amministrata con determinato ordine e speciale moderazione; e che le città non possono stare unite, né essere tenute a dovere nei loro negozi (affari, n.d.r.), se non vi si mettono a capo dei duci e degli amministratori, dall’ingegno ed operosità dei quali gli altri imparino a ben vivere; e se non siamo tenuti dei Consigli, affinché, col proporre e disputare, le cose siano ben condotte ed i tributi del popolo e dei principi vengano sapientemente regolati »; la totalità dei cittadini di Motta « vedendo di aver vissuto lunghissimo tempo senza consiglio e senza legge, con gravissimo dei propri negozi; e volendo provvedere a’ futuri errori e così stabilire giustizia per sè e per i popoli, onde non essere biasimati dai propri discendenti ... » col permesso del Podestà, risolse di creare un Consiglio.” (da Lepido Rocco, Motta di Livenza e suoi dintorni, Arnaldo Forni Editore; le citazioni interne sono del documento originale tradotto dal latino dallo stesso Rocco)
Si capisce dunque che la città era invivibile senza tali leggi comunali. Inoltre si dice che gli amministratori devono essere di intelligenza e operosità superiore, dai quali i cittadini devono prendere esempio.
Altro punto da evidenziare è il “disputare”, la discussione civile basata su tesi e argomentazioni: guardandoci attorno, in tv ma non solo, pare sempre più difficile trovare un dialogo di questo tipo.
Da un documento così antico, che può sembrare retorico e fatto solo in funzione della richiesta al Podestà di allora di istituire il Consiglio, si possono delineare alcuni principi ispiratori. Che, penso, potrebbero essere ancora oggi validi.



Francesco Benedet

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15 maggio 2007

Tractent fabrilia fabri-settima parte

continua dal 2/5/07

Il punto allora diventa ridefinire il “principio di legalità”, nel senso, già anticipato, di affiancare a chi decide le leggi in quanto eletto dai cittadini, coloro che sanno scriverle e sanno indicare proposte, osservazioni e critiche tecnicamente qualificate.
Ciò a mio parere passa attraverso l’istituzione di un nuovo organo costituzionale che possiamo chiamare “consiglio dei giuristi”.
A questo nuovo organo andrebbe assegnata innanzitutto una funzione consultiva. Il suo compito principale, perciò, sarebbe quello di dare pareri tecnici sulle norme. Inoltre, per assicurare il buon funzionamento dell’organo in relazione alle finalità per cui è istituito, tale funzione consultiva dovrebbero essere esercitatile d’ufficio, quindi anche al di fuori di una richiesta espressa del Parlamento.
Il presidente del “consiglio dei giuristi” dovrebbe poi poter parlare in Parlamento per la discussione dei rilievi tecnici emersi durante le sedute del consiglio. Banalmente, cioè, gli si deve dare voce, fermo restando, comunque, che “l’ultima parola” spetta sempre al Parlamento, il quale se non dovesse seguire il parere, si assumerebbe davanti al Paese la responsabilità politica della sua scelta, specie se questa dovesse rivelarsi sbagliata (della serie “tu lo sapevi, perché te l’avevano detto!”)
A completamento, ma non solo, della funzione consultiva andrebbe previsto in capo al “consiglio” un potere di iniziativa legislativa. Quindi il “consiglio” potrebbe proporre le leggi, non approvarle, le quali come sempre andrebbero poi discusse in Parlamento, accompagnate dalla relazione del presidente.
Accanto a ciò dovrebbe assumere anche il ruolo di organo a presidio dei valori costituzionali, svolgendo una sorta di tutela anticipata rispetto a quella ben più forte e definitiva della Corte Costituzionale (che è giudice della civiltà delle leggi). Così, in caso di questioni di legittimità costituzionale rilevate in sede consultiva, sarebbe opportuna una norma che prevede il trasferimento dell’osservazione del consiglio direttamente alla Corte Costituzionale alla quale, poi, dovrebbe essere dato il potere di annullamento d’ufficio delle leggi incostituzionali (si introduce così una terza via oltre a quelle del ricorso in via incidentale e quello in via principale, che per di più boccia la legge sul nascere). La logica è di evitare danni e perdite di tempo quando una legge è fin dall’inizio evidentemente illegittima.
Passando ora alla regolamentazione delle discussioni interne al “consiglio”, è necessaria una premessa logica.
Non esiste un diritto. Esistono vari rami del diritto, ognuno con i suoi specialisti. Perciò non può esserci un solo “consiglio dei giuristi” competente per tutto, ma deve essere istituito un consiglio per ogni grande ramo del diritto. Così, ci sarebbe il consiglio dei giuristi di diritto civile, di diritto penale, di procedura civile, di procedura penale, di diritto costituzionale, di diritto amministrativo, di diritto tributario, di diritto internazionale.
I problemi, però, possono nascere quando una legge tocca vari rami del diritto o è particolarmente complessa. In tal caso va prevista la possibilità di riunione dei vari consigli.
Da chi dovrebbero essere nominati i membri dei vari consigli? Essendo il loro ruolo tecnico non possono che essere scelti dai tecnici. Perciò va previsto un sistema elettivo che prevede la partecipazione al voto dei professori universitari di diritto. E questi voteranno per quel consiglio in relazione al quale hanno competenza. Perciò i professori di diritto civile voteranno per il consiglio di diritto civile, quelli di diritto penale per il consiglio di diritto penale e così via.
Va detto, in ultima, che tutte le norme riguardanti il ruolo e il funzionamento del consiglio dovrebbero essere integrate nella costituzione in modo da dare un peso reale agli organi in questione. Altrimenti c’è il rischio che da un giorno all’altro questi organi vengano spazzati via con una normale legge oridinaria.
Ora, queste sono le mie idee e le mie proposte. Non ho la presunzione che siano giuste, ma spero siano un punto di partenza da cui iniziare a ragionare. In ogni caso una discussione, data l’importanza e anche la gravosità dell’argomento, è assolutamente necessaria.
Perciò quello che posso fare è invitarvi a pensarci sopra e capire se questa strada vi sembra condivisibile, o se va migliorata, o se addirittura sia un’altra la strada da percorrere.

Alessandro Marchetti

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12 maggio 2007

ODERZO PARTECIPA numero 14

Scarica e stampa il file pdf “ODERZO PARTECIPA numero 14 (aprile-maggio 2007)” collegandoti all’indirizzo www.oderzopartecipa.it/carta

“...da queste parti la partecipazione è spesso appesa al filo di una (contro)informazione...”

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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09 maggio 2007

Rallentatori

Vi invito a leggere questo articolo apparso oggi su “il Gazzettino”.

Come ho sempre detto la “partecipazione” e la discussione sono cose fondamentali.
Speriamo davvero che qualcosa adesso cambi.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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08 maggio 2007

Errare è umano, perseverare…


È accaduto ieri un altro incidente in via Ronche (V. Gazzettino dell’8 maggio).
Ormai ogni altra considerazione è inutile. La necessità di rimettere i rallentatori è evidente. La tesi che sono pericolosi insostenibile.
I residenti non sanno più in che lingua dirlo che li rivogliono quei benedetti rallentatori.
Allora la domanda è: quanto ancora dovranno aspettare?! Che cosa deve ancora accadere perché qualcuno ai “piani alti” dell’Amministrazione, si ricreda e rimetta in sicurezza la via?
Il residente intervistato nell’articolo del Gazzettino replica al Comune, che dice non avere soldi per provvedere alla sicurezza della strada: “perché hanno speso soldi per allargare via delle Anime, dove abitano solo 12 famiglie?”.
Io, invece, faccio un’altra domanda: perché hanno speso soldi per togliere dei rallentatori, chiesti dai residenti, che già c’erano?!
E comunque, se davvero non ci sono i soldi per risolvere problemi così gravi e urgenti, alla faccia della riduzione dell’ICI! Senza neanche l’ombra di un minimo dubbio sarei dispostissimo a pagare quei miseri 31 euro in meno che la riduzione comporterà, purché si eviti che anche una sola persona corra il semplice rischio di farsi male!


Io partecipo
Alessandro Marchetti

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07 maggio 2007

Errare è umano, perseverare diabolico…

Leggete le dichiarazioni apparse proprio ieri sul Gazzettino circa la questione dei rallentatori in via Ronche a Piavon.
Fatevi davvero un’idea.

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06 maggio 2007

Errare è umano, perseverare diabolico!


Io lo avevo detto, perché lo temevo, e alla fine è successo (V. Gazzettino 24 novembre). Lo avevano detto anche alcuni consiglieri, tra i quali Martin, ma niente da fare. Lo aveva capito la gente, eppure neanche questa è stata ascoltata. Ora è successo di nuovo (V. Gazzettino 4 maggio).
E allora lo ridico una volta per tutte: i rallentatori in via Ronche vanno rimessi!
Ci sono stati degli incidenti e delle persone sono finite in ospedale a causa della pericolosità di quella strada!
Altro che “rallentatori pericolosi”, come ha detto il Sindaco (V. Gazzettino del 18 agosto). Rallentano le macchine, contribuiscono alla sicurezza specie nei tratti più a rischio. Come fanno ad essere pericolosi?!
È davvero un’affermazione quantomeno curiosa, che va spiegata! Perchè gli abitanti di via Ronche vorranno capire, perché molti di voi vorranno capire e perchè io voglio capire!
Ma soprattutto è da spiegare a quelli che si sono fatti male che i rallentatori sono pericolosi e che è stata una buona idea toglierli!
Ma non solo! Altra cosa curiosa, anzi curiosissima, e che quindi va spiegata, è che in via Ronche i rallentatori sono pericolosi, ed infatti sono stati prontamente rimossi, ma in altre vie di Oderzo, al contrario, sono utili ed anzi ne verranno messi di nuovi!
In una dichiarazione apparsa sul Gazzettino del primo Aprile, infatti, Dalla Libera dice, a seguito delle lamentele dei residenti di via Altinate e via Frassinetti circa la sicurezza stradale della loro zona che non è esattamente alle stelle, che ha dato istruzione a vigili urbani e ufficio tecnico di individuare il punto in cui mettere un nuovo rallentatore (in via Frassinetti, preciso, perché per quanto riguarda via Altinate ha parlato solo di controlli).
Peraltro l’articolo continua precisando che il rallentatore sarà di nuova generazione, silenzioso e meno avvertibile dalle automobili.
Insomma, in via Ronche in men che non si dica i rallentatori sono stati tolti, sotto gli occhi sbalorditi e increduli dei residenti, mentre da altri parti ne vengono messi di nuovi supertecnologici megaspaziali! …E io allora non lo seguo davvero più questo Sindaco!
Ma come se tutto questo non bastasse, c’è un’altra cosa, poi, che mi fa rabbia ed è che non posso credere che le liste che appoggiano il Sindaco, “Cittadini Uniti e Oderzo Sicura”, non sapessero di quanto io, già a suo tempo, avessi detto in proposito sui rallentatori di via Ronche.
Se mi hanno mandato quello famosa lettera é perchè i miei articoli li avevano letti! Ma invece di perdere tempo a mandarmi “lettere d’amore“ dovrebbero dedicarsi ai problemi della città e alla sua sicurezza. Ma porca miseria, si chiameranno “Oderzo Sicura” per qualcosa, no?!
Ora devono redimersi e un modo ce l’hanno.
Ricordo a tutti, infatti, che la lista con i nomi e cognomi delle 66 famiglie di Via Ronche con la quale si chiede che i rallentatori vengano risistemati, c’è eccome!
Alla luce di quello che è successo e dato che sono i residenti a chiederlo devono essere ascoltati!
Per ora, comunque, gli unici a dire qualcosa sono stati i consiglieri dell’opposizione che qualche tempo fa hanno presentato un’interpellanza con la quale chiedevano quali misure l’Amministrazione intendesse adottare per garantire la sicurezza di via Ronche.
Molto probabilmente, e avrebbero tutte le ragioni per farlo, un’interpellanza sul punto verrà presentata anche nel prossimo Consiglio.
Ora, so già cosa verrà risposto loro. Faccio una previsione e senza essere dotato di poteri magici. Verrà detto che hanno dato istruzione ai vigili di controllare con i telelaser la strada e che aggiungeranno cartelli stradali indicanti il limite di velocità.
Allora lo ripeto, così che sia chiaro a tutti: i rallentatori… rallentano, gli autovelox no! Al massimo con i telelaser arriva la multa, possono dissuadere, ma certezze che la gente corra meno non ne danno!
Il controllo costante da parte dei vigili che è stato proposto, poi, è davvero poco realistico e poco praticabile. Ed infatti, stando alle dichiarazioni di alcuni residenti, di controlli finora non ne sono stati fatti o comunque ne sono stati fatti pochi.
Inoltre ricordo per l’ennesima volta che sono gli abitanti di via Ronche a volere questi rallentatori perché vogliono sentirsi più sicuri, perché non tollerano di dover rischiare la loro stessa incolumità ogni volta che escono di casa!
Io non so più come dirlo. I rallentatori vanno rimessi. Tutta questa è diventata una questione quando invece non avrebbe dovuto essere tale: perché c’è la volontà degli abitanti della via e perchè il pericolo di quella strada è noto a tutti.
Se ancora non lo si capisce è perché non lo si vuole capire.

Io partecipo
Alessandro Marchetti

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02 maggio 2007

Tractent fabrilia fabri-sesta parte

continua dal 23/4/07

Sempre rimanendo, poi, all’interno del diritto tributario, voglio dirvi due parole su un istituto poco noto, ma che risulta un esempio emblematico per i nostri fini.
L’istituto si chiama “transazione sui ruoli” (d.l. 138/2002). Non ve lo spiego nel dettaglio perché il testo rasenta l’incomprensibilità. Io stesso per dargli una interpretazione sensata (e comunque non del tutto convincente per mia stessa ammissione) ho fatto i salti mortali. In sostanza, comunque, dice questo: che l’Agenzia delle Entrate può ridurre l’ammontare dovuto dal contribuente (sottoposto ad esecuzione coattiva), quando ciò dovesse risultare “proficuo”. Chiaro no? Perciò anche voi la prossima volta che andate a fare la spesa fatelo questo discorso alla cassiera. Cioè le dite di pensarci bene prima di farvi pagare il contro per intero, perché se le conviene, se lo ritiene più “proficuo”, voi siete bene disposti anche a pagare metà!
Dal campo del diritto tributario ora ci spostiamo al quello del diritto civile. Vi faccio un piccolo esempio molto recente, semplificando al massimo.
Se una persona compra una cosa da un’altra la quale l’ha avuto per donazione e che allo stesso tempo è erede (più correttamente “legittimario”) del donante, c’è il rischio che chi ha comprato debba restituire la cosa agli altri eredi lesi che dovessero attivarsi. Il problema allora è tutelare l’acquirente che la cosa l’ha comprata e non vuole vedersi costretto a restituirla. Allora cosa si poteva fare? Per esempio eliminare questa “tutela reale” e prevedere che i legittimari venissero soddisfatti con beni diversi da quello donato, come succede in Francia e in Germania.
Invece no. Il legislatore con la legge 80/2005 ha introdotto un onere a carico del legittimario contro la donazione lesiva dei suoi diritti. Cioè deve notificare e trascrivere un atto di opposizione alla donazione al donatario entro venti anni dalla donazione. Come questa cosa riesca a tutelare chi compra è tutto da capire!
A questo punto con gli esempi mi fermo.
Mi preme sottolineare che tutto quello che ho detto non me lo sono inventato io.
Gli studiosi di diritto questi problemi li hanno ben presenti, come hanno presente le possibili soluzioni. E io conosco qualcosa perché l’ho studiato.
Inoltre è bene chiarire che si tratta di problemi tecnici di formulazione, coerenza e logicità delle norme. Non di opportunità.
Non si tratta di sostituire il Parlamento con un gruppo di tecnici del diritto, ma di porre questi ultimi e le loro competenze al servizio del primo, che solo può decidere il contenuto delle leggi e che in ogni caso ha sempre “l’ultima parola”.
Lo spirito democratico che mi anima non può che delineare questa soluzione in cui la centralità circa la produzione legislativa è sempre e comunque del Parlamento eletto dal popolo che, come dice la Costituzione, è sovrano.
Lungi da me, perciò, qualsiasi concezione di elitismo pedagogico e per il semplice motivo che, come la storia ci insegna, da lì al paternalismo o addirittura all’autoritarismo il passo è terribilmente breve.
Il punto allora diventa ridefinire il “principio di legalità”, nel senso, già anticipato, di affiancare a chi decide le leggi in quanto eletto dai cittadini, coloro che sanno scriverle e sanno indicare proposte, osservazioni e critiche tecnicamente qualificate.
Ciò a mio parere passa attraverso l’istituzione di un nuovo organo costituzionale che possiamo chiamare “consiglio dei giuristi”.

continua

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01 maggio 2007

Loro sono sempre più "loro"!

Proprio a riguardo del medesimo argomento del precedente post, “Loro sono loro!”, vi segnalo quest’altro link, in cui è sempre Marco Travaglio a parlare.

http://www.beppegrillo.it/2007/04/gli_ombrelli_non_finiscono_mai.html#comments

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